lunedì 14 luglio 2014

Dopo la Coppa il Brics!

Non c'é tregua per la frenetica vita di Fortaleza, ormai proiettata sui grandi scenari internazionali. Appena finita la Coppa del Mondo di Calcio, la seconda realizzata in terra brasiliana e forse ancora peggiore della prima per la delusione generata nei tifosi verdeoro, comincia nel Centro Eventi del Ceará, richiamando un grande spiegamento di forze e misure eccezionali antiterrorismo, l'incontro d'affari dei Paesi del blocco politico-economico BRICS. La Coppa, la piú cara di sempre, realizzata con i soldi pubblici in massima parte e della quale i brasiliani ricorderanno soprattutto il tragicomico 7-1 inflitto dalla Germania, poi vittoriosa in finale contro l'Argentina, nell'aggiudicarsi la sua quarta stella, é stata senza dubbio bene organizzata. Quando i brasiliani vogliono, ci sanno fare e questo é forse quello che piú ci fa incazzare: perché non fare sempre il meglio che possiamo fare? Perché non fingere che ci sia sempre una Coppa in atto e sempre un controllo della Fifa dietro l'angolo? Perché non trasformare questo paese e farlo finalmente diventare grande? L'aeroporto internazionale di Fortaleza, il quale era stato dichiarato assolutamente troppo piccolo per ospitare l'afflusso dei mondiali e per questo aveva ricevuto un benedetto appalto per lavori da centinaia di milioni per il suo ampliamento, ha invece stranamente fatto il suo dovere, raddoppiando le operazioni con punte di quasi 300 tra decolli e atterraggi e quindi destando piú di un sospetto sulla necessitá delle opere e su chi le ha tanto caldeggiate. In questi giorni, vi atterrano i grossi liner dei capi di Stato dei Paesi Brics, portando nuovamente quella sensazione di essere al centro del mondo per una cittá che sotto i riflettori ha cominciato a starci da pochissimo. La notorietá acquisita con la Coppa del Mondo, che ha permesso a Fortaleza di ospitare addirittura i quarti di finale del torneo e poi come sede dell'importantissima riunione internazionale, speriamo possa presto prendere il posto, fra i luoghi comuni collettivi di chi poco la conosce, di una metropoli che compariva fra le prime mete per turismo sessuale e fra le piú violente capitali al mondo. Per chi l'ha vissuta in una delle cittá sede, la Coppa ha cambiato drasticamente la vita metropolitana degli ultimi quattro anni, imponendo lavori ed opere della cui utilitá ancora ci interroghiamo (vedi sopra), visto che i lavoro non sono nemmeno terminati in tempo utile e la cui mancata esecuzione non ha inficiato minimamente lo svolgersi del torneo; ha creato cambiamenti, adempimenti, generato aspettative spesso infondate. Ora, spenti i riflettori, peró, ci accorgiamo che, forse, quello che piú la Coppa ci ha lasciato é, semplicemente, nostalgia per una cosa unica, che per quattro anni fece parte della nostra vita e che probabilmente non rivedremo piú...ed un poco dispiace!

giovedì 3 luglio 2014

C'é la Coppa, la protesta si ferma.

Come era ampiamente prevedibile da tutti coloro che condividono con me qualche decennio di Brasile, le proteste sorte spontaneamente l'anno scorso, tutte giustificate e condotte da una popolazione avvilita, impoverita ed assetata di miglioramenti seri della propria condizione di vita, rivoltata con le spese miliardarie di quella che é la coppa piú cara mai realizzata (piú delle recenti due edizioni e tutto con soldi pubblici!!), si sono spente alle prime bordate dei mortaretti scoppiati a milioni nelle periferie, nei paesi, nelle spiagge del gigante sudamericano al momento dei gol della squadra verde-oro. Le prime reti del giocatore piú caro ai media (dopo Balotelli), l'asso brasiliano Neymar, (perché il popolo brasiliano ha sempre bisogno di un asso su cui identificare la squadra e la nazione, molto meno di una squadra coesa e organizzata), hanno coinciso con il rasserenarsi degli animi. Tutti a guardare la "seleção": al bar, in piazza, in spiaggia, nelle viette di periferia con l'asfalto dipinto in giallo verde e migliaia di banderuole appese fra i balconi o tra i pali della luce, a simboleggiare l'unitá di una nazione. C'é da dargliene atto: il popolo si stringe attorno alla squadra che li rappresenta. La nazione si ritrova, mentre in Italia, anche questo ultimo ricorso sembra essersi per sempre perduto, lasciandoci soli: individui senza credo, fede, patria, paese e..squadra nazionale! I brasiliani li invidio per questo. Si sentono grandi almeno in questa occasione. Cantano l'inno a squarciagola, agitano bandiere e si sentono un popolo il cui futuro migliore, magari ancora nebuloso e insicuro, immaginano, desiderano e assaporano. Anche la Presidente ed il partito che la sostiene, in declino di popolaritá accentuato, si avvantaggiano di questo clima di festa, aumentando nei sondaggi per le imminenti elezioni di ottobre. Che fare? Tifare contro per sperare che l'attuale stirpe politica ci lasci definitivamente e si passi a quel cambiamento mai veramente avvenuto, sperare in una eliminazione del Brasile spinti da antiche rivalitá di Campioni del Mondo (ricordiamo il 1982 ed il 1994) o rimanere neutrali partecipando alla festa, che comunque é e resterá unica? Assaporiamo allora questi momenti di calcio, cercando di non pensare a cosa sará ed agli effetti che la Coppa lascerá: per le preoccupazioni c'é sempre tempo, come insegna il popolo brasiliano, e queste, sicuramente, non tarderanno ad arrivare, vista la situazione politica stagnante, la violenza ormai dilagante ed i fondamentali economici sotto accusa... Allora, cameriere, una birra, e vinca il migliore!