mercoledì 31 agosto 2016

Cambio al vertice per un nuovo Brasile

Oggi celebriamo la cassazione del mandato presidenziale di Dilma Roussef, a seguito di decisione presa dal Senato dopo sei mesi di battaglie giuridico-politiche. Assume il governo il vice, Michel Temer. Ci auguriamo che sia meno opportunista, che abbia un'occhio di riguardo per l'economia reale e che guardi avanti, da statista, al futuro del Paese. Occorre mettere mano a tutto quanto il PT, per convenienza ed incapacitá, non ha fatto: riforme politiche, del lavoro, previdenziarie ecc. Occorre creare un nuovo Brasile. Durante gli ultimi 13 anni (ironia della sorte il 13 é il numero che identifica la lista elettorale del PT, il partito dei lavoratori), i governi LULA 1, 2 e DILMA 1 e 2 hanno agito come veri e propri comitati d'affari, generando prima il mensalão, poi il petrolão, succhiando risorse ad imprese statali e coinvolgendosi in attivitá illegali, tuttora al vaglio della magistratura. Tutto con il fine di imbrigliare il Paese e perpetuarsi al comando. Il film che invece il popolo vedeva in questi anni era contraddistinto da un primo rapido periodo di crescita economica, basata sull'errore fatale degli incentivi ad imprese e settori in difficoltá, (l'intervento keynesiano in economia , caro alle sinistre) e sul pesante indebitamento pubblico, permesso dalla deroga alle leggi sul controllo fiscale. Azioni comunque che hanno creato l'illusione della famosa "nuova classe media brasiliana", della fine della miseria, del Brasile da bere, spumeggiante ed allegro; pochi anni dopo, il Brasile conosceva la triste realtá di chi scherza con i numeri e di chi, mentendo, abusa della credulitá popolare: 2 anni recessivi ed uno di crescita zero, PIL ritornato indietro di 20 anni, 12 milioni di disoccupati, una violenza sociale incontenibile, un sistema politico ed economico al collasso...
Sono stato facile profeta, si vedano in miei post passati. Purtroppo l'ultima elezione nazionale, basata integralmente sulla menzogna, ci richiederá anni di sacrificio. L'economia é seriamente compromessa soprattutto da un indebitamento senza precedenti (risultato dei regali dei compagni al potere fatti a se stessi ed ai loro sodali...) ma anche da un sistema previdenziario ormai superato e costosissimo e da leggi che governano il lavoro ormai anacronistiche (si pensi che é impossibile assumere una persona part-time!)...si aggiunga il "custo Brasil", ossia le infrastrutture vecchie e carenti, la burocrazia, le alte tasse, la criminalitá ed il coquetail é completo... Ma il Brasile puó risorgere. il paese ha enormi possibilitá ed é ancora uno dei pochi dove si possa investire con esito, basti pensare alle concessioni nel settore trasporti ed infrastrutture che il governo varerá, all'enorme sottosuolo ed estrattivo forestale, all'edilizia, alle energie rinnovabili, all'agricoltura ed allevamento che giá sostentano il mondo, al potenziale offerto da un mercato vivo, composto da 200 milioni di consumatori che godranno, ancora per 10 anni, di un buon fattore demografico. Il Brasile ha tutto per ripartire basta che chi lo governerá cominci ad usare il buon senso e soprattutto che il Popolo sia piú saggio quando pone il proprio futuro nelle mani di leader falsi, muniti di ideologie fallite, sconfitte ovunque ed opportunisti ad oltranza. Buona fortuna a tutti noi!

lunedì 14 dicembre 2015

Brasile presente e futuro: incertezze e paure.

Ho poco tempo per  scrivere purtroppo... Forse anche se ne avessi, non avrei da raccontare novità positive. Mi rendo conto di aver presentato spesso discussioni in merito agli annosi problemi brasiliani: violenza, criminalità, droga dilagante, politica corrotta e falsa, economia che non decolla e problemi legati al sottosviluppo ed alla povera gente... E mi rendo conto che, al momento, poco ci sia da raccontare di nuovo e di bello per quanto riguarda questa terra e questa gente che si meriterebbe un trattamento migliore da quello fornito dalle attuali circostanze.
Siamo a fine anno e viene voglia di fare le somme di quanto accaduto sperando che ci lascino margine di speranza per il futuro... e ci vediamo tutti avvolti in un clima di disfatta economica, di crollo dei risultati di crescita ottenuti mediante le menzogne populiste e pseudo-socialiste: il paese retrocede economicamente ed entra in una crisi di lunga soluzione.
Quel che è peggio è che non si intravvede una soluzione, un'uscita, una giocata da statista o da maestro di qualche politico. Gli uomini e le donne, nella stanza dei bottoni, continuano solo a sostenere logiche di partito, di mantenimento al potere, di esercizio puro dello stesso a favore di pochi baciati dalla fortuna, della classe ed elite politica al comando. Una situazione di empasse che trascina la nazione nel fondo del pozzo.
Mi diceva un imprenditore di buon livello culturale ed economico, mio conoscente, che il Brasile è ancora sano nei substrati dell'economia: il fuoco arde ancora sotto la cenere ed il cancro non è ancora dilagato al sistema bancario; inoltre, le imprese dispongono ancora di capitali per far ripartire il meccanismo di mercato... Il problema è la disputa di potere alla quale non interessa il Paese ed i suoi abitanti (considerati solo come vacche da mungere), non interessa mettere in pratica strumenti che permettano il reale cambiamento. Finalizzava il mio interlocutore che se il tempo trascorresse senza una soluzione alla diatriba politica, sarebbe inevitabile lo sprofondare in una crisi di difficile soluzione e di amare conseguenze per la gente comune e per i non facenti parte delle elite di partito.
in sud-america la situazione, dopo quindici anni di populismo e di bolivarismo venezuelano, Argentina e Venezuela sembrano cercare una via d'uscita mediante il voto democratico di partiti di altra area. In Brasile, le menzogne raccontate nella dirittura finale delle elezioni dell'anno passato, hanno consentito al regime di perdurare per altri quattro. Temo sia difficile che le accuse alla Presidente, oggi trasformate in una azione giuridica contro la stessa, si trasformino in una sua rinuncia. Lo scenario è comunque complicato ma non mi illudo visto che gli interessi di potere ed i guadagni in gioco sono enormi ed ormai il Paese è completamente occupato, nei suoi posti chiave e nei suoi ruoli amministrativi, da segnaposto governativi, per logica di partito e non per merito. A loro non interessa la crescita e lo sviluppo: al massimo ne parleranno alle prossime elezioni quando cercheranno di frodare nuovamente la povera gente e molti illusi. Per ora, anche se affondati in una crisi che già ha provocato la fuoriuscita dal mercato del lavoro di milioni di persone (attendiamo tristemente la fine delle feste, periodo in cui tradizionalmente le imprese sono solite non licenziare, per avere una dimensione reale di quanto profonda sia la retroazione), lorsignori si beano tra ferie in paradisi turistici e stipendi di altra galassia.
Insomma: il Brasile, che ci aveva illuso con la sua crescita nell'era Lula e con le sue fantasie ideologiche populiste, è tornato a mostrare la sua vera identità, fatta di monopoli industriali, di chiusura commerciale verso l'estero, di alta tassazione e di servizi scadenti, di moneta declassata e svalutata, di inflazione a due cifre, di sanità ed educazione pubblica precaria, di contrasti di miseria con ricchezza sfrenata, regno per pochi fortunati ed inferno per molti dimenticati.
La vita mi ha portato qui, non è stata una decisione. Dopo quindici anni, questa è anche un poco la mia terra, anche se non ci sono nato. Meriterebbe di più e può fare molto di più. Dicono i brasiliani che Dio è nato in Brasile: vista l'inefficienza degli uomini, non ci rimane che sperare in Lui.
Auguro a tutti coloro abbiano compiuto lo sforzo di leggermi un Buon Natale e Buone Feste con l'augurio che i nostri paesi abbiano il prossimo anno risultati positivamente sorprendenti!

venerdì 18 settembre 2015

Un atto di eroismo.

una foto che spiega molto del Brasile attuale dove tutto costa carissimo e, se non fai parte dell'elite, degli strapagati funzionari pubblici sempre in sciopero  o non hai una cospicua rendita in euro, il tuo lavoro, per quanto duro, appena ti sfama... 15 anni di lulopetismo: il nulla dietro le menzogne ed un Paese da rifondare. Ce la faranno mai? I soldi pubblici sembra siano finiti. Speriamo sia vero quello che si diceva sul socialismo: che finisce quando finiscono i soldi degli altri.

giovedì 10 settembre 2015

Niente di nuovo dal fronte brasiliano

Salve a tutti. É un po' di tempo che non scrivo. Penserete che mi stia dedicando a cose piú interessanti? Sbagliato. Qualcuno vive, altri sopravvivono, in un Paese che non cambia mai, che non ha la possibilitá di cambiare mai. É nato cosí, fatto cosí, come l'Italia. Quasi gemelli. Chi viene qui sperando di disfarsi dei mali italici, vedrá che la sensazione di aver centrato l'obiettivo gli durerá fino a quando finiscono i soldi portati dalla madrepatria, oggi beninteso molto ben valutati con un cambio che supera i 4 Reais e che permete che l'effetto placebo duri molto di piú. Ma prima o poi finisce e ti ritrovi con il solito Brasile: mal gestito, inconcludente, populista, pseuso-socialista, bolivariano, istintivo, senza programmazione, amministrazione, deturpato, sperperato, rapinato dai propri governanti (che peró lo fanno in nome del popolo), impaurito, violento (gli indici di criminalitá aumentano e ne fanno il paese piú pericoloso al mondo mentre il parlamento nasconde le leggi che potrebbero affrontare tale calamitá), senza rispetto per se stesso e per la propria gente, ipocrita, Potrei continuare ma mi fermo. Sono quasi le stesse caratteristiche del Bel Paese, salvo che noi siamo inseriti in un contesto storico e geografico differente e godiamo di una ricchezza di base, accumulata nel tempo, che si estinguerá, forse, ma in un lasso di tempo molto piú esteso.
Venti anni fa avevo detto, nelle conversazioni con amici od a me stesso, che ci sarebbero voluti venti anni per trasformare il Brasile, potenzialmente un paese di grandi opportunitá, in una nazione evoluta in cui i cittadini potessero essere responsabili di un salto di qualitá nella loro formazione culturale e nel loro senso di cittadinanza (allora molto poco evidente). Il modello Corea del Sud, insomma. Le possibilitá il paese le aveva: ricchezze naturali, un popolo giovane, un nuovo modello politico, una moneta finalmene stabile, godeva poi della fiducia e della simpatia mondiale. Purtroppo nulla si é verificato, ve lo confermo. Forse il mantra dei venti anni é ancora attuale: "ci vorranno altri venti anni"... o facciamo trenta per non sbagliarci! 
Oggi i giornali parlano di declassamento del paese nella fascia di rischio di investimento, come venti anni fa. Nulla di piú giusto per coloro che lo hanno governato insensatamente, mentendo spudoratamente ai propri cittadini ed agli analisti economici internazionali. Oggi il governo consegna al parlamento un bilancio con 30 miliardi di reais di vuoto cosmico... Nuove tasse in vista, uscita di capitali, rallentamento dell'economia... Il Brasile di sempre insomma: l'eterna incompiuta, paradiso per pochi, stimolo all'arte di arrangiarsi per molti, perché questa é l'unica maniera di vivere in questo paese dove devi trovare ogni giorno gli stimoli per andare avanti e reinventare tutto ogni minuto.
L'inflazione al momento sfiora le due cifre, i prezzi aumentano ovunque ed anche le alternative popolari, sempre presenti in questo paese classista, cominciano ad andare un po' strette per le tasche di molti. Il Paese retrocede al momento 2,5% ed é previsto che anche il prossimo anno non possa conoscere ripresa. Si pensa che questa verrá nel 2017, giusto in tempo per preparare le elezioni del 2018 ed il ritorno trionfale di re Lula, per milioni padre della Patria, arnese arrugginito di ideologie disgraziate ma ancora in grado di mantenere il suo gruppo di corsari al controllo per ulteriori otto lunghi anni. Al resto penserá la propaganda politica (qui obbligatoria, nauseante quanto insistente) con il suo messaggio fuorviante. Noi andremo avanti: qualcuno ce la fará e si riterrá contento di aver scelto il Paese (io direi soprattutto fortunato), altri si isoleranno e cercheranno di non sapere cosa succede, vivendo oniricamente in qualche angolo nascosto; altri si compreranno la sky e vedranno l'Italia e godranno da lontano delle disgrazie altrui, anche loro contenti di aver scelto il Brasile: Paese che non cambia mai.

giovedì 29 gennaio 2015

Se becco chi ha tolto il tappo !!

Eccoci qui dunque, al primo post dell'anno. E ti pare che potevamo cominciare con qualche bella notizia? Vivendo in Brasile, di questi tempi, sarebbe stata un'impresa ardua, per un comune mortale, trovare qualche seppur lieve motivo di contentezza. Allora cominciamo a registrare, per i posteri che leggeranno queste note fra qualche anno, quelle che sono le emergenze del momento: 1) l'acqua é finita. Non solo nel Nordest, perennemente abituato alla siccitá delle regioni equatoriali ma anche nel ricco, fertile e tropicale sud-est, regione dove troviamo la maggior concentrazione di megalopoli. A San Paolo, improvvisamente, si sono accorti che invasi che pochi anni prima raccoglievano decine di miliardi di metri cubi d'acqua ora si sono improvvisamente asciugati. Ma guarda un po' che sfortuna ci tocca!! Qualcuno ha tolto il tappo e non ce ne siamo accorti! Diremo che é la solita superficialitá con la quale i brasiliani gestiscono le cose, la solita mancanza di previsione, di pianificazione unita ad un bel po' di irresponsabilitá. Il classico comportamento esagerato, di chi vive una volta sola, che deve per forza comprarsi la Hilux, che al ristorante pasteggia a wiskye e che alle feste, per conquistare, offre da bere smodatamente salvo poi accorgersi e pentirsi al momento di pagare il conto, momento in cui é solito inventare le frottole piú strampalate. Dov'erano i governi statali e federali? Hanno ignorato, in una sorta di patto scellerato fra partiti teoricamente opponenti, i consigli e gli allarmi degli scienziati e dei tecnici? Sta di fatto che entro poche settimane, la piú grossa cittá del Paese, un'area con 20 milioni di persone, che a sorvolarla ci metti mezz'ora e ti fa star male al pensiero di quante anime lí si trovano a vivere, stará razionando quel che resta dell'acqua fangosa che una volta faceva parte di grandi e splendidi laghi. Nelle dighe, niente piú energia elettrica ma pompe per succhiare i volumi morti, ossia ció che non esce per libera caduta essendosi depositato in fondo, al di sotto del livello delle chiuse: un resto che mai si pensava di dover usare. Gli scenari sono tristi e le probabilitá che questo accada sono elevatissime...e non si scherza con la matematica perché ha il brutto vizio di azzeccarci! Rio e Belo Horizonte e gran parte del Nord Est pure presentano casi analoghi. 2) L'energia, la fonte per lo sviluppo di qualsiasi economia, risente drammaticamente della mancanza d'acqua e della produzione abbondante che, una volta, si originava dal passaggio del prezioso liquido attraverso i generatori: in un giorno particolarmente caldo di questo mese, una fetta di paese é rimasta per un'ora senza fornitura a causa di un mancata risposta del sistema nazionale ad un improvviso picco di consumo. Il grande colosso, che qualcuno pensava essersi svegliato, ha dovuto comprare energia in Argentina!! Che smacco dopo il 7-1 con la Germania! 3) Per finire con il rosario di disgrazie, mettiamoci la Petrobras, ormai quasi al default, il cui valore azionario é ormai ai minimi ed alla cui triste sorte di essere stata spolpata e rosicchiata durante le ultime amministrazioni lulopetiste, si aggiunge quella di dover ritirare dai bilanci gli investimenti milionari, come quelli della Raffineria Premium che avrebbe dovuto sorgere a Pecem (portando al raddoppio il PIL dello Stato del Ceará), vedendo quindi ridursi ulteriormente il proprio valore, trasformando in passivi certi quelli che dovevano essere attivi futuri e negando prospettive migliori a generazioni di brasiliani. Per noi un'ennesima riprova dell'incompetenza degli ultimi governi. Triste dire: "lo avevo detto" o "me lo aspettavo". Ci siamo purtroppo dentro tutti fino al collo: nel fango peró.

sabato 15 novembre 2014

Felici di stare lassú...

Parafrasando la famosa canzone, puntualmente e come promesso, vi aggiorno circa i progressi fatti dalle cittá brasiliane nel loro percorso vittorioso di raggiungere il top della classifica delle piú violente al mondo. Il precedente articolo, visibile cliccando qui ci mostrava la realtá del 2013: Fortaleza si piazzava 13ª mentre Maceió arrivava al 6º posto. La situazione (per i lettori che seguono il blog era chiaro), non poteva che migliorare ed infatti, eccoti servita la capitale del Ceará al 7º posto ed addirittura riducendo le distanze da Maceió, eterna rivale, ora al 5º posto.
Nessun miglioramento neanche a livello nazionale: infatti il Brasile aumenta le sue presenze nella nefasta classifica passando a contare 16 cittá rispetto alle 15 precedenti, registrando l'uscita di Brasilia e Curitiba ma guadagnando la presenza di Belo Horizonte, Aracajú e Campina Grande.
Da notare che quasi tutte le capitali del nord e nordest sono rappresentate mentre non troviamo le tradizionalmente ritenute violentissime Rio e San Paolo, avendo quest'ultime indici di omicidi per quota di abitanti minore. 
Riflettiamo anche sul fatto che, piú la ricchezza (cosiddetta, reale o inventata dal Governo) avanza e, teoricamente, tende ad avvicinare le due aree geografiche nord e sud, colmandone la disparitá economica, non succede invece, come da sempre dico, un miglioramento in termini di cittadinanza, di comportamento, di senso del rispetto e del dovere verso la comunitá e di civiltá. Vediamo invece imperversare tentativi di arricchimento fraudolento, brama di possesso di oggetti futili ma cari, furbizie, dominio pressoché assoluto delle droghe nelle periferie e nell'interno, aree in cui la pastura governativa del Bolsa arriva copiosa. Sicuramente c'é un nesso e comunque, occupazione fissa e miglioramenti economici non portano direttamente ad un miglioramento personale e delle comunitá in cui viviamo, per questo continuo a credere che sia necessario il ricorso a leggi severe ed a garanzie minori per i delinquenti, per affrontare l'emergenza in corso, lasciando le retoriche ideologiche di lato senza dimenticare comunque di educare le nuove generazioni meglio di quanto sia stato fatto finora. Senza interventi radicali, la testa della classifica sará presto raggiunta da una delle nostre cittá. Per coloro che volessero leggere la classifica, opera di una ONG messicana che da anni si impegna a catalogare questi dati, il collegamento all'articolo é disponibile qui.

domenica 5 ottobre 2014

Come ti invento un paese che non c'é.

Finalmente, dopo tre mesi di estenuante lavaggio del cervello, é arrivato il giorno delle elezioni. Siamo ancora una volta sopravvissuti all'anacronistica propaganda elettorale obbligatoria, martellata a reti unificate, ed agli spazi pubblicitari delle TV commerciali praticamente occupati a tempo pieno da questo o quell'altro candidato, tutti opportunisticamente alla ricerca di un lauto salario pubblico, tutti senza minimamente chance di modificare nulla. A proposito: ma dove li prendono i soldi?? Si tratta di miliardi spesi per niente, sacrificati sull'altare della cosiddetta democrazia, che permette, tra le tante assurditá come il voto obbligatorio, al presidente in carica di usare la macchina governativa per farsi rieleggere e perpetuare cosí lo scempio dei denari pubblici. La campagna elettorale é stata basata al 100% sulle balle raccontate dalla rossa-stellata ricandidata "Presidenta" con la benedizione di Santo Lulalá, patrono della patria. Il Paese non avanza? I dati sul PIL ed inflazione preoccupano? La moneta si svaluta? Niente paura. Sono solo illazioni della stampa reazionaria e antidemocratica (e mettiamoci pure al servizio degli americani, che non fa mai male!) che sparge notizie non veridiche. La Petrobras affonda? Con i suoi soldi si comprano raffinerie spendendo miliardi e le si vende ricavando milioni? La quotazione in borsa ai minimi? Ma chissenefrega compagni! Nel mio prossimo governo lotteró contro questa piaga che é la corruzione e la sconfiggerò con misure drastiche. (giá sentito dire dal metalmeccanico alcuni anni fa...); per ora, aumenta la benzina e la cassa alla Petro gliela rimpinguate voi! Le infrastrutture portuali, stradali e ferroviarie continuano precarie? Pochi, insufficienti e mal orientati gli investimenti nel settore? L'importante é dimostrare che il Paese ha speso, per il settore, negli ultimi anni, quanto mai fu impiegato dai governi precedenti. Poco importa poi che il 70% delle strade sia a livello di terzo mondo, che le ferrovie non esistano e che i porti li si faccia a Cuba invece che in Brasile e si spendano soldi per autostrade boliviane in maniera da permettere un migliore collegamento con l'economia "fiorente" di quel paese e con il suo prodotto di maggior consumo all'estero: una foglia ed i suoi derivati. Ma dai, vedila da un altro punto di vista: guarda come é aumentata la classe media! Proprio oggi, un giornale locale pubblica un articolo interessante in materia. Per essere classe media nel nordest bastano circa 300 Reais al mese per persona, considerato un nucleo familiare medio, con 1500 Reais si entra di diritto nel paradiso del consumismo brasiliano! Ho addirittura scoperto (ma ancora stento a crederci!) di appartenere al top della classe media, quasi nella medio-alta: sono quasi un ricco con i miei 1500 uniti agli 800 di mia moglie, frutto di 44 ore di lavoro settimanali e di 14 ore al giorno impiegate tra l'arduo compito di spostarsi a Fortaleza e l'esercizio della propria professione. Ed io che mi lamentavo! Meglio che sto zitto d'ora in avanti!! Molto interessante é sapere che un povero riesce a mantenersi con circa 100 R$ al mese... ma lo anno mai fatto un salto al supermercato? Qui una moto 125 cc, di manifattura e stile cinese, usata per il dislocamento cittadino delle classi basse costa circa 7000 Reais: come farebbe un povero a comprarla? Una vettura popolare, che esce dalle catene di montaggio brasiliane ancora con i vetri manuali, senza servo-sterzo e opzionali ormai basici in qualsiasi paese, costa la bellezza di 30000 Reais: come farebbe a comprarla un individuo nel Top Class media con la sua fantastica rendita mensile? Facile direte voi: finanzia l'acquisto! Calcolate allora gli interessi sull'operazione, a livelli del 100% annuale e vedrete che, anche se utilizzasse tutte le risorse guadagnate, ossia senza spendere nulla per affitti, alimentazione, trasporti, figli, vestiti, lavoro ecc, gli ci vorrebbero dai 3 ai 4 anni per sedersi sulla  fantastica vetturetta! Allora c'é qualcosa che non va nelle statistiche: in giro vediamo comunque un'economia che tira e qui, la macchina piú acquistata e la Toyota Hilux. Forse che i ricchi siano la maggioranza e non lo sapevamo? Un esimio dottore che commenta la notizia ci fa notare come il governo fissi arbitrariamente i valori come arbitrariamente inserisce tutti gli aventi diritto a sussidi federali come il famoso Bolsa Familia, nelle liste dei realmente impiegati, facendo precipitare l'indice di disoccupazione a livelli norvegesi. A mio parere, il quadro reale del Nordest di oggi e di una preponderante povertá, troppo assistita da misure governative palliative e da un'altrettanto estesa classe abbiente, composta in grande parte da commercianti, proprietari immobiliari e da moltissimi stipendiati d'oro dell'apparato pubblico federale e statale, sempre corteggiati in 12 anni di "lulapetismo". Le cose sono lievemente migliorate, lo ammetto, soprattutto qui nel Nordest dove una certa crescita é innegabile ma non mi sembra di vedere la divisione in classi segmentate con i valori mostrati dallo studio e neanche quella entusiastica tratteggiata dal governo ed utilizzata troppo spesso per vendere il paese lá fuori o nei periodi elettorali. Ma si puó continuare cosí? Si possono continuare a manipolare questi dati, pur nella considerazione che qualcosa é migliorato ma che ancora troppo ci sarebbe da fare? Potranno i brasiliani accorgersi di tutto questo e con il loro voto porvi rimedio, magari provando a cambiare gli attori politici? Il sistema politico brasiliano é molto complicato e fatto su misura per perpetuarsi a scapito della societá e dei suoi bisogni. Ho qualche dubbio che possa presto esservi un rimedio, ma ci spero!