domenica 25 dicembre 2011

Investire in Brasile: cautele e considerazioni

Non sorprendono affatto i dati pubblicati recentemente sui giornali del Cearà che riportano le statistiche effettuate dal MTE (Ministero del lavoro e impiego) relative all'anno 2011 e dalle quali risulta che il Cearà è il secondo Stato della Federazione, dopo San Paolo, ad attrarre capitale di Persone Fisiche straniere. Sono stati più di 30 milioni di reais i trasferimenti di valuta effettuati da stranieri, la grande maggioranza orientati all'ottenimento del famoso visto per investitore.

Non sorprende neanche che i primi in ordine di spostamenti di capitali in questa classifica sono ancora una volta gli italiani, che battono gli spagnoli ed i cinesi. I nostri connazionali sono da ormai un decennio fedeli supporter della vita alle latitudini tropicali brasiliane, della quale hanno apprezzato praticamente tutto e per la quale hanno lasciato la tranquillità e sicurezza delle terre natali. Non parleremo oggi se hanno fatto bene o male e se fanno o faranno bene o male coloro che li seguiranno: credo che nel blog io abbia espresso più di una volta la mia opinione ed abbia spesso consigliato di effettuare questa scelta con molto ed approfondito studio e non guidati unicamente dalle prosperose ed esotiche bellezze conosciute durante le agitate ferie oppure da una spasmodica quanto irrefrenabile voglia di scappare da quello che fino a ieri era uno dei migliori paesi al mondo dove vivere.

Parleremo quindi di ciò che io credo sia basilare sapere circa il famoso visto d'investimento e di come la fiorente economia brasiliana stia richiedendo cautele e disponibilità finanziarie ben superiori ai valori prefissati per ottenere il tanto sospirato documento.

La legge attuale, e sottolineo attuale perchè è mia opinione che presto possa cambiare in senso restrittivo, prescrive che per ottenere il visto, che consente all'imprenditore di seguire i suoi investimenti all'estero, si debba versare al Banco Central un valore di 600.000 Reais oppure un valore minore, 150.000 Reais ma unicamente per progetti d'impresa che prevedano la creazione di almeno 10 posti di lavoro. La prassi prevede la creazione di una società oppure la modifica di una già esistente, avente comunque un amministratore con lo status di cittadino brasiliano o residente permanente ed il deposito del valore citato, via registro al Sisbacen (Banco Central). Il progetto sarà analizzato dal MTE e, se ritenuto valevole, sarà approvato. Qui cominciano i distinguo; finora qualsiasi progetto era approvato senza condizioni ma attualmente, con la grande richiesta in atto, è opinione diffusa che il MTE porrà qualche condizione che porterà alla negazione del visto per progetti imprenditoriali di cui si nota già una certa ridondanza o di altri in cui non si evince la sicura creazione di posti di lavoro. E' ipotizzabile un cambiamento di assetto nelle decisioni riguardanti la concessione di visti per investimenti, in momenti in cui l'economia europea ristagna o retrocede ed in cui si scambierebbe troppo facilmente l'opportunità di un visto imprenditoriale con il salvagente per scampare all'imminente naufragio del Titanic.

Un altro punto su cui vorrei che i lettori si soffermassero è che il valore di 150.000 R$ è attualmente, considerando il costo della vita di una metropoli come Fortaleza, in cui il metro quadrato commerciale ha raggiunto valori elevatissimi, inadatto ad ipotizzare un'impresa che restituisca un minimo di rendita nei tempi previsti...aggiungo di passaggio che l'impresa moderna, anche la minore, ha bisogno di capitali di giro che coprano almeno il primo anno di esistenza. Il nostro imprenditore dovrà pensare anche a sopravvivere almeno nei primi mesi, acquistare un'abitazione decente, un'auto ed a mantenere una qualità di vita compatibile con quella europea, quindi non scartando assolutamente una buona assicurazione sanitaria per sopperire all'inefficiente Salute Pubblica Statale.

Ricordo infine che il visto per imprenditore è sempre soggetto all'effettivo risultato prodotto dall'azienda installata: già al termine del secondo anno vengono tirate le somme, calcolando le assunzioni effettuate,tasse e contributi versati, ricchezza prodotta e potenziale di sviluppo.

Insomma, posto comunque che esistono casi e casi e che uno con un po' di fortuna uno potrebbe riuscire nell'intento di stabilirsi come imprenditore nel Nordest, spendendo solo i fatidici 150.000, io invito i tanti italiani interessati a considerare che il tempo in cui uno poteva inventarsi una vita vendendo noci di cocco su una spiaggia è definitivamente finito, grazie alla globalizzazione. Bisogna valutare che i soldi versati per ottenere il visto non siano per niente sufficienti al raggiungimento dell'obbiettivo: le attività, come la vita, si basano sull'equilibrio. E' necessario combustibile sufficiente al raggiungimento della velocità di fuga per entrare in orbita, altrimenti si rischia una caduta in verticale dalla quale non si sopravviverebbe certamente.

Tanti saluti a tutti ed i migliori auguri per il prossimo 2012!

domenica 27 novembre 2011

Non basta la Borsa Famiglia.

Ritorno oggi a scrivere e lo faccio a seguito di un'interessante materiale pubblicato da un quotidiano del nordest e riguardante la disuguaglianza sociale in Brasile ed in special modo nel Ceará.
Malgrado i roboanti quanto utili elettoralmente programmi assistenzialisti di aiuto sociale come l'ormai famoso "Bolsa Família", non accenna a diminuire l'enorme diseguaglianza che regna indisturbata nel Paese.
L'argomento l'avevo accennato in un precedente post, datato ormai a piú di un'anno. I nuovi dati sono invece provenienti dagli studi effettuati dall'Istituto Nazionale di Statistica (IBGE) e riguardano l'anno 2010, periodo in cui é stato effettuato il nuovo censo.
Vado a sintetizzare ció che piú mi ha colpito: il 67% dei domicili nel Ceará hanno rendite da 0 a massimo 1100 Reais. Ogni 31 domicili con questo tenore di vita ne abbiamo peró 1 la cui rendita supera i 10000 Reais; addirittura esistono 278mila case le cui entrate totali mensili si riassumono in 250 Reais (100 Euro). É in queste abitazioni dove raramente troviamo il bagno e, se lo troviamo, spesso non appare il vaso sanitario oppure lo possiamo vedere, fatalmente, in vicinanza di altri accessori della cucina come il forno. Esistono municipi in cui piú del 30 % delle case risulta essere di questo tipo, ossia senza un bagno minimamente attrezzato, con effetti drammatici sullo sviluppo di malattie ed epidemie. Piú di un milione di abitazioni non hanno rete fognaria e neppure fosse settiche.
Faccio mie le domande che gli autori dell'interessante studio lasciano ai lettori: Qual'é la differenza fra vivere e sopravvivere? Una casa senza bagno puó essere considerata una residenza? Si puó vivere con una tale miseria ma con dignitá? Che dignitá avrá mai l'essere umano quando in casa mancano rubinetti, acqua, luce e lavoro ma tutti hanno l'obbligo di votare?Eppoi ne formulo un paio io, senza paure e laccioli che i giornalisti purtroppo hanno: i programmi Lulisti hanno veramente centrato l'obbiettivo come ritengono i numerosi seguaci dei partiti governisti oppure sono solo fumo negli occhi? Trasformare il popolo in consumatori, spingendo oltremisura l'economia con soldi che spesso non ci sono, significa farlo evolvere? O piuttosto significa fare evolvere i pochi che risiedono dall'altra parte della statistica?
Concludiamo con un altro bel dato: La disuguaglianza sociale brasiliana é talmente enorme che se consideriamo le medie pro-capite, ci sembra che i poveri non siano cosí poveri... Questo perche la fettina composta dai piú ricchi guadagna talmente tanto da spostare la media anche della fettona di coloro che arrivano a stento a 1500 Reais!
Provate a stare per un'oretta davanti ad una concessionaria di auto di lusso, ciascuna del valore di un buon appartamento e spesso acquistate in contanti... poi recatevi nelle sterminate periferie dove troverete spesso la situazione residenziale descritta in precedenza ed infine chiedetevi se non siamo di fronte a qualche problema.
A coloro che spesso mi hanno accusato di sottolineare sempre e solo il brutto di questo Paese, chiedo come si sentirebbero se si trovessero nella parte sbagliata della statistica. Io saró felice quando non potró piú scrivere di questo fenomeno perché finalmente estinto, ma finché ci sará, tutti gli anni ne mostreró l'evoluzione sperando logicamente, per il bene dei tanti che ne soffrono le conseguenze, che possa presentare rapidamente sintomi di miglioramento.


mercoledì 3 agosto 2011

L'altro lato dell'esistenza


Volevo rispondere direttamente agli ultimi commenti, scaturiti dalla toccante storia di Carlo ma ho pensato di farlo attraverso un nuovo post in maniera da rendere espliciti certi concetti che sento di avere acquisito.
Carlo é morto solo ma di amici ne aveva... La sua pizzeria, un genuino scorcio d'Italia in questa terra, come raramente ne ho visti, é stata spesso luogo d'incontro e di ottimi pranzi fra conoscenti. La sua condizione ultima li ha allontanati uno ad uno purtroppo, fino all'epilogo della sua storia in completa solitudine...É triste, perché, a dispetto che molti credano che si nasce e si muore da soli, io credo invece che si nasca e si muoia sempre avvolti dalle energie e dai pensieri di tante entitá, a noi legate a volte da legami di sangue, a volte da qualcosa di imponderabile e misterioso.
Mi collego ora al commento dell'amico Flavio. Anch'io ho giá visto tanta gente andarsene...qualcuno ritorna al paese natale, altri varcano la soglia dell'ultimo viaggio verso l'ignoto.
Il Brasile, spesso sconosciuto, creduto il paradiso in terra da troppi per la sua apparente docilitá, facilitá, sensualitá, calore umano, si rivela a volte una trappola che fa perdere contatto con la realtá.
Ho conosciuto persone arrivate con capitali e in piena forma fisica ed intellettuale, tutte inguaribilmente sedotte dalla possibilità di vivere una vita fino a pochi anni prima solo sognata ad occhi aperti, magari durante le tediose ed interminabili ore di un lavoro poco gratificante.
In pochi anni queste persone hanno vissuto storie distruttive di "amori" che credevano infiniti ed a prova di fuoco; come le sirene di Ulisse non riuscivano a resistere al fascino ed all'erotismo su di loro esercitato; non consideravano che tutto qui in Brasile é straordinariamente fugace e costituito per tempo limitato, tutto andrebbe vissuto secondo per secondo perché spesso non ci sará l'opportunitá di un'altro secondo. Investimenti sbagliati, conoscenze che si rivelano utili solo nell'ottica dell'opportunismo e del calcolo, cinismo, luoghi comuni, preconcetti... Ora le stesse persone, radiose ed ottimiste pochi anni fa, sembrano cambiate, stravolte. Appaiono i primi malesseri, la depressione, i problemi economici, le rinunce, la rivolta verso il paradiso improvvisamente diventato inferno... Qualcuno si attacca alla bottiglia, altri se ne vanno, magari sputando e bestemmiando sul piatto in cui, riponendoci le piú rigogliose speranze di vita, avevano fino a poco prima lautamente mangiato.
Quello che ho descritto é vero, l'ho visto con i miei occhi ed io stesso ci sono andato terribilmente vicino, sia alla bottiglia sia ad andarmene. Per continuare a vivere qui ci vuole equilibrio, controllo, sangue freddo, speranza ed ottimismo: é una scuola. Se sei disposto ad imparare umilmente, a cambiare i tuoi schemi prefissati di chi crede di sapere, ad accettare che esistono realtá differenti e modi di vita antagonisti ai nostri, a vivere come se fosse un viaggio, il Brasile ti puó insegnare molto e puó essere una grande esperienza di vita nell'infonderti quel senso di spiritualitá, di inafferabile, di imprevedibilitá, di imponderabile e di vita da vivere alla giornata, vedendo il bicchiere sempre mezzo pieno. Tutte cose che noi europei, con il nostro pragmatismo, consumismo e tecnicismo abbiamo dimenticato da tempo. Il Brasile puó essere si un luogo per crescere e vivere ma solo se sei coerente con te stesso e aspiri a conoscerne umilmente i dettagli, creandoti il tuo centro di gravitá permanente; d'altra parte, se ti affidi alle illusioni ed ai panorami da catalogo d'agenzia di viaggi, perdendo il contatto com ció che eri e con ció che sei, qui non hai scampo ed il Brasile ti mostrerá, presto o tardi, come un maestro inflessibile, l'altra faccia della sua medaglia: il lato che non avresti mai creduto di vivere della tua esistenza.

sabato 14 maggio 2011

Carlo, uno di noi, ci ha lasciato.


Qualcuno dei lettori di lunga data si ricorderá la storia di Carlo (a sinistra nella foto). Altri la troveranno fra i primi post pubblicati su questo Blog nell'ormai lontano 2009, cliccando qui.
Scrivo poco ultimamente; anzi scrivo parecchio, ma per lavoro e purtroppo non sul mio blog! Mancanza di tempo soprattutto: il lavoro, ultimamente é riuscito a darmi le soddisfazioni che da tempo non riuscivo a trovare ed ammetto che é sempre piú difficile trovare il tempo per aggiornare il mio giornale di bordo di emigrante nel pianeta Brasile.
Ma oggi ho fatto un'eccezione. Il tempo uggioso, prodotto da una stagione delle piogge anomala e per nulla cearense, di questo sabato mi ha facilitato le cose ed eccomi qui a ricordarmi di un'amico che se ne é andato da pochi giorni.
Citano i giornali locali di qualche giorno fa piú o meno sullo stesso tono: " Um italiano, de 52 anos, foi encontrado morto por volta das 17h50min desta segunda-feira, 9, no distrito de Caponga, em Cascavel. Carlos Fioravanti, natural de Roma, morava em uma casa de aluguel e não tinha parentes no Brasil.
A Polícia Militar de Cascavel ainda não sabe as causas da morte do italiano. O corpo de Carlos Fioravante não apresentava sinais de violência.
"

Ero un suo grande amico. Carlo era un personaggio in tutti i sensi. Una vita vissuta davvero, magari sbagliata, in molti sensi criticabile ma una vita vissuta, non vegetata. É rimasto se stesso fino alla fine, anche quando aveva deciso il suicidio. Sí, il suo é stato un suicidio; aveva ottime qualitá e ottime possibilitá ma aveva deciso di farla finita e perció ha scelto l'alcool. Un suicidio garantito nella forma che lui aveva scelto.
A noi, che lo abbiamo conosciuto, resta il ricordo di una persona schietta ed autentica, eccentrica e differente, un personaggio a cui ho raccontato spesso i miei problemi di emigrante e con cui scambiavamo sagaci commenti sulle tante e strane differenze fra il Paese che avevamo scelto e quello in cui siamo nati.
Diceva spesso, nei momenti in cui qualche santo dall'aldilá riusciva a staccarlo dal veleno a cui si era rivolto ed a dargli qualche mese di luciditá: "ma in fondo Alessá, noi siamo fortunati a vivere qui. ciabbiamo il sole, il mare, il caldo, da magná...vivemo com poco...nun ciavemo li problemi che cianno in Italia..."
Carlo purtroppo ha perso la propria battaglia con la vita...non ha saputo approfittare dei vantaggi tanto sinteticamente da lui mostrati: forse ha perso il controllo, l'equilibrio tanto difficile e precario nel cammino su di una corda tesa che é la nostra vita su questa Terra.
Spero che il suo spirito, nell'eterna camminata verso il miglioramento, trovi ora la pace.
Un abbraccio a tutti.

domenica 20 febbraio 2011

Quando si dice la fiducia!



Salve a tutti. Il lavoro ed un sensibile cambiamento nella mia vita sociale e familiare non mi permettono di scrivere piú come prima. Oggi peró ho trovato il tempo per commentare e riportare una notizia che mi ha colpito particolarmente leggendo, di prima mattina, un quotidiano locale: i brasiliani posseggono piú soldi nei forzieri svizzeri che i cinesi (seconda economia mondiale) ed addirittura dei petrolieri dell'Arabia Saudita. Non che ci sia da stupirsi o che sia una novitá: del resto, da mezzo secolo, pochi brasiliani ultra-ricchi esportano illegalmente o legalmente utilizzando strani sotterfugi finanziari, le risorse monetarie che servirebbero alla crescita del paese.
Quello che stupisce e che i traffici di valute verso i paradisi finanziari siano aumentati durante l'era Lula, periodo in cui, secondo la devastante propaganda politica, il brasiliano ha riscoperto l'orgoglio di appartenere alla nazione verde-oro, il tutto con una ventata di ottimismo mai visto prima.
Sembra che invece molti non nutrano la stessa fiducia e continuino a riversare fiumi di denaro nelle casse di Paesi stranieri.
Si stima che circa 5 miliardi di dollari sia il volume di denaro brasiliano custodito oltre-mare, senza considerare quello investito in "operazioni fiduciarie", nelle quali le banche non hanno obblighi di rendere evidenti le cifre e si assumono il rischio. Entra in questo settore l'ingente quantitá di denaro che i politici e le varie chiese locali espatriano per costruirsi fortune all'estero.
Proprio vero che cambiano i presidenti, cambia il Brasile ma i brasiliani continuano uguali!