Come succede da un po' di tempo in qua, i miei post sono sempre di piú pagine di un diario realista della vita di un povero (in tutti i sensi) europeo in Brasile e sempre meno consigli di vita per coloro che si trasferiscono (a dispetto dello slogan che coniai quando inaugurai il blog). Infatti, penso che non ci sia proprio piú nulla da consigliare a chi sta facendo quest passo, a non essere un buon psicoanalista oppure un maestro zen!
Allora andiamo con la notizia del giorno e che fedelmente registro in maniera da poter vedere fra alcuni anni se il mio pessimismo era motivato o no: é aumentato negli ultimi venti anni l'indice di sviluppo umano brasiliano (HDI o IDH in portoghese). Costituito da decine di parametri, l'indice é certamente adatto a misurare la qualitá di vita delle cittá e paesi in generale. Quello brasiliano passa, in vent'anni, da "basso" ad addirittura "alto"... misteri della fede, visto che il Papa stava tra di noi la settimana appena trascorsa. O forse rigoroso copione, il quale pretende che ad un aumento di PIL si faccia immediatamente seguire un aumento di qualitá della vita. Frigoriferi e televisori ultrapiatti per tutti trasformano quindi un Paese in cui fatichi a trovare strade decenti persino nelle capitali, la gran parte delle cittá sono periferie senza capo ne coda, dove un campetto di calcio con erba é un sogno (figuriamoci piscine), dove fognature ed acqua corrente sono ancora appannaggio di pochi quartieri, in un modello di sviluppo occidentale. Beh chiaro, cosa vi aspettavate dopo gli ultimi anni di "straordinaria crescita economica"?
Ah, per noi poveri nordestini, la cosa va un po' peggio: l'indice non arriva che a valori considerati medi e fra le 50 migliori cittá brasiliane, non ne appare nessuna che si affacci su latitudini prossime all'equatore... Fra gli stati del Nordest spicca il Rio Grande do Norte, seguito dal mio Ceará che agguanta un lusinghiero 2º posto. La capitale ottiene il maggior punteggio (che poi non é sto gran ché!) mentre molte cittadine dell'interno, ahimé, non hanno di che essere felici, con indici anche al di sotto del medio. Chi si accontenta gode, dice il proverbio...
Poi se guardiamo da vicino i dati a tutti i livelli, vediamo che il quesito "longevitá" é quello che piú ha contribuito a far decollare l'indice ma quello "educazione" é rimasto pressoché invariato, denotando quanto poco si sia fatto per far progredire una nazione e venendo, anche se solo parzialmente, a spiegare il perché di un Paese in cui si ammazzano quasi 50.000 persone all'anno, la maggioranza giovani, negri e con insignificante livello scolastico. Proprio l'indice della violenza, in aumento in tutto il Brasile (in barba alle pasticciate statistiche che ogni Comune adatta a piacimento), non sembra essere preso sul serio dai ricercatori che stilano annualmente l'indicatore IDH. Eppure, alcuni eminenti analisti e studiosi brasiliani sono arrivati, suffragati dai dati resi noti sui tantissimi morti in giovane etá, addirittura a ipotizzare una rapida flessione del favorevole attuale rapporto demografico, previsto dagli economisti come una delle carte favorevoli alla crescita "esponenziale" (secondo quanto pregato da ogni pulpito governativo) dell'economia brasiliana. Il calcolo é presto fatto: in 20 anni si perdono 1 milione di vite vittime della criminalitá, della droga e di fatti collaterali...senza contare coloro che, pur vittime, non perdono la vita ma rimangono con traumi impossibili da curare. Un numero impressionante di vite, di energie, di forza lavoro, di cervelli, futuri campioni, artisti, scienziati, operai di un paese proiettato nel futuro. O che almeno dovrebbe esserlo.
Forse di tutto ció é piú importante la longevitá, come dire che stare 5 anni di piú in questo scenario benedetto sia, o rappresenti, un valore aggiunto; se calcoliamo poi che la maggioranza li passerá, questi anni, con pensioni e stipendi da fame, facendo file per ogni cosa e sopravvivendo ogni volta che, sfortuna vuole, si debba entrare in un ospedale pubblico, non é che sia molto incoraggiante.
Ma tant'é, cosí sono gli indici e cosí continua la vita nel grande Gigante sudamericano, il quale ha provato a svegliarsi, ci ha fatto sognare, ma poi é tornato pigramente a dormire. Un'altro giorno é passato, siamo ancora vivi, grazie a Dio. Avanti ed alla prossima allora! Un saluto a tutti.
1 commento:
Se infatti si guarda all'indice Gini, che misura la disuguaglianza dei redditi si vede che, a Salvador, il 10% della popolazione detiene il 52% dei reddito totale della città. Tale dato è identico negli ultimi 10 anni!
Ciao da Dario
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