mercoledì 14 luglio 2010

2016: fine della miseria o ennesimo obbiettivo fallito?


L'istituto brasiliano di ricerche sociali e statistiche Ipea ha divulgato, qualche giorno fa, i dati riguardanti la diminuizione della povertá nel Paese. Sono divulgazioni importantissime soprattutto in piena campagna elettorale per la successione presidenziale.
La povertá, in termini assoluti, risulta diminuita tanto su scala nazionale come su quella statale dove, piú in dettaglio, la popolazione che viveva con al massimo mezzo salario minimo di riferimento (circa 100 euro) al mese é diminuita del 29% durante il periodo considerato nella ricerca ossia dal 1995 al 2008.
Analizzando le cifre, vediamo come le cose siano migliorate soprattutto nel ridurre quella che é chiamata "povertá estrema" ossia le persone che avevano la sventura di vivere con appena 50 euro al mese.
Risulta ancora che nello stesso periodo, il Ceará scala due posizioni nella graduatoria degli stati piú poveri posizionandosi al 5º posto fra le unitá della Federazione. Importante notare come tutti gli stati ad elevata concentrazione di povertá si trovino nel nordest del Brasile che si impone quindi, per la stridente disuguaglianza nello sviluppo con il resto della federazione, come la "questione meridionale" brasiliana.
Citando la disuguaglianza, miglioramenti sono avvenuti anche nell'indice che la misura, conosciuo come indice Gini. Il Ceará e parte del nordeste fanno passi avanti negli ultimi anni anche nella distribuizione di ricchezza fra i cittadini. Crescita economica e le politiche sociali tanto care al governo Lula hanno contribuito a migliorare a livello statistico entrambi i parametri, povertá e disuguaglianza ma conviene ricordare che il periodo che lo studio prende in esame riguarda anche anni in cui era presidente Fernado Henrique Cardozo, l'artefice della riforma monetaria del Real che ha contribuito a estirpare il cancro dell'inflazione dando al Paese una moneta via via piú solida a supporto di un'economia in forte sviluppo, senza la quale nessun obbiettivo sociale avrebbe potuto essere raggiunto.
Fin qui i dati positivi. Il negativo riguarda il fatto che ancora sono milioni i poveri negli stati nordestini, il 49 % della popolazione nel Ceará, tanto per fare un'esempio.
Si calcola che, persistendo il clima favorevole dell'economia, cosa non certa, si potrebbe annullare il comparto di "povertá estrema" (solo quello e non la povertá in senso generale), di cui abbiamo accennato poc'anzi, giá nel 2016. Stime piú realiste sono favorevoli a considerare la data del 2020 per celebrare questo importante evento.
Per renderci conto di quanto lavoro ci sia ancora da fare, consideriamo anche i dati a livello internazionale: Nell'america latina il Brasile é terz'ultimo, sorpassando solo Haiti e la Bolivia, nella classifica che esamina l'indice Gini. Un dato veramente vergognoso per il colosso sudamericano, un paese che si reputa democratico ed avanzato.
Gli studiosi sono unanimi nel sottolineare che il solo aumento dell'economia non basterebbe comunque a raggiungere in pochi anni l'erradicazione della miseria: é necessario che progrediscano le politiche di distribuzione di rendita senza le quali, il benessere rischia di arridere solo a coloro che fanno parte dell'altro Brasile, quello ferma all'etá della schiuvitú e della concentrazione di rendita e ricchezze.

Divorzio alla brasiliana: una legge moderna


Con l'approvazione da parte del Presidente Lula della modifica costituzionale 28/2009, cambia, in meglio, la modalitá per ottenere il divorzio: Il Brasile si allinea, con una legge snella ed al passo con i tempi, ai paesi piú avanzati del mondo.
La precedente legge sul divorzio permetteva ai coniugi di richiederlo appena dopo due anni di provata e circostanziata separazione coniugale (senza dover passar per i meandri della giustizia per la richiesta della separazione legale) oppure se presentato protocollo in tribunale di separazione giudiziale, dopo un anno.
Chi vive in Italia si chiederá: cosa mai avrá cambiato una legge che era giá di molto migliore della nostra, arcaica, anacronistica e cara regolamentazione sul divorzio? Ebbene, la nuova normativa brasiliana elimina di fatto quell'inutile passo della separazione e prevede la richiesta di divorzio immediato quando i coniugi sono d'accordo. E c'é di piú: se non si hanno figli a carico, il divorzio puó essere chiesto nei cartori (sorta di uffici notarili) ed avere validitá immediatá nel restituire la tanto attesa libertá ai coniugi!!
Ció si traduce in enorme risparmio di tempo e di, soprattutto, soldi e quindi di benefici automatici per i coniugi e per le loro famiglie che non devono piú sottostare a situazioni intermedie in cui gli ex sposi non possono godere appieno della propria libertá dovendo attendere anni perché passi in giudicato il divorzio.
Sicuramente una dimostrazione di attenzione verso la societá brasiliana che da decenni richiede piú flessibilitá per la cancellazione di un instituto, quello del matrimonio, sempre piú in disarmo ed ormai, forse, obsoleto, viste le nuove forme adottate dalle societá piú sviluppate per stabilire diritti e doveri dei conviventi.
In Italia, qualche tempo fa ci fu un timido tentativo di modifica alla cattolicissima legge nostrana che sfoció, ancora una volta, in una occasione persa di portarci al passo con i tempi e con i principali paesi europei, dove il divorzio é una semplice questione amministrativa. É chiaro che ambienti cattolici retrogradi e fossilizzati e una lobby di avvocatucoli di seconda categoria che, non avendo altro, di questo campano, ha impedito una chiara virata nel settore che avrebbe permesso agli italiani di evitare almeno le ingenti spese oriunde dalle pratiche di divorzio ed i tempi biblici perché chi lo richiede possa ricominciare una vita normale.
Tornando quindi al Brasile, dopo le leggi che stabiliscono le procedure per le elezioni, effettuate elettronicamente e tra le migliori al mondo detto da esperti, ancora una legge efficace e ossequiosa della libertá individuale; dimostrazione che volendo, quando le teste pensano con buon senso e si superano le logiche ed i diritti di pochi per supportare quelli dei tanti, si puó raggiungere quel tanto atteso paese moderno e "de todos" che attualmente fa da slogan alle politiche governative.

lunedì 5 luglio 2010

L'ultima spiaggia.


Un recente studio dimostra quanto grave sia la situazione delle coste del nordeste del Brasile sotto il profilo dello sfruttamento indisciplinato delle risorse e dell'avanzamento del mare.
Localitá come Icaraí e Caponga, un tempo perle di grande bellezza e futuro turistico, baciate dalla natura con spiagge di larghezza chilometrica, sono oggi ridotte a disputare pochi metri quadrati di preziosa sabbia, divisa fra pescatori, bagnisti e operatori turistici. A Caponga, 60 km circa da Fortaleza, del bel lungomare, fiore all'occhiello dell'amministrazione comunale di alcuni anni fa e che aveva trasformato il volto della cittadina, restano pochi metri, difesi strenuamente con lavori di rinforzo del precario frangiflutti. Le "barracas" stanno ormai trasformandosi in palafitte con impatto sul giá precario e troppo stagionalizzato turismo.
Conobbi la Praia da Caponga nel lontano 93 e ne rimasi entusiasta: erano chilometri di spiaggia fina che, durante la bassa marea, diventava tanto larga da far perdere la voglia di fare il bagno per come si allontanava il bagnasciuga: per questo motivo, le baracche, in quell'epoca erano situate molto piú a ridosso della linea di marea in una posizione in cui, ora, sarebbero sommerse da almeno 3 metri d'acqua.
Icaraí era l'alternativa alla Praia do Futuro: vicina alla capitale, con acque pulite, spiaggia estesa e buone strutture di ospitalitá. Attualmente, poche "barracas" resistono e lottano strenuamente contro l'avanzata del mare che in pochi anni ha invaso il territorio adiacente. Sembra che sia in fase avanzata il progetto di rivitalizzazione della zona che prevede la costruzione di una barriera frangiflutti e del progressivo riporto di sabbia nella zona in cui esisteva la spiaggia.
Ma perché in pochi anni il litorale ha subito un'attacco di tali proporzioni che rischia di essere un ostacolo serio per lo sviluppo turistico nordestino?
Le spiegazioni sono di vario tipo: dal riscaldamento globale che provoca lo scioglimento dei ghiacci e la progressiva crescita del livello delle acque marine all'intervento dell'uomo lungo le coste ed é di quest'ultimo su cui spenderemo qualche parola.
In Brasile, soprattutto nel nordeste, le leggi per la preservazione delle fasce costiere e per il suo sfruttamento organizzato, sono recenti e sempre costantemente soggette ad infrazione, anche per l'atavico problema dell'inesistente o corrompibile esercizio di controllo.
Si sono visti casi (Morro Branco, Canoa quebrada) di costruzioni letteralmente sulla battigia, magari poi smantellate dopo alcuni anni ma dopo compiuto il loro nefasto compito sull'ambiente. Il ritiro di sabbia e pietrisco, pur proibito, continua ad essere effettuato da scaltri operatori del settore delle costruzioni.
Altro caso di intervento umano é il porto di Fortaleza. Costruito negli anni 40 del secolo passato, a poco a poco ha contribuito a creare un'effetto diga ai venti dominanti, rendendo impossibile il normale deposito di sabbia sulla spiaggia della Beira Mar, ormai ridotta al lumicino e della Praia de Iracema, distrutta completamente ed ora ricostruita dopo l'edificazione di vai moli di protezione e del riporto di milioni di metri cubi di sabbia.
Un'ultimo casa, per finire, di invasione umana dell'ambiente naturale: Porto das Dunas. Un tempo un meraviglioso angolo di spiaggia equatoriale, con boschi di palme, dune bianche a fare da contorno ad una azzurrissima e trasparente laguna. Un vero paradiso oggi immolato al progresso ed al dio denaro che tutto compra e tutto distrugge: andateci ora e vedrete a perdita d'occhio edifici di dubbio gusto e di sgradevole impatto visivo, costruzioni oltraggiose verso la natura ma che fanno la gioia di tanti speculatori, costruttori, agenti immobiliari e soprattutto del comune di Aquiraz.
Mi piange il cuore, soprattutto perché le uniche foto che avevo di questa meraviglia brasiliana me le ha sottratte per dispetto la mia ex moglie per cui non posso mostrare a nessuno come era ma mi limito a custodire il ricordo, nella mia mente ma soprattutto nel mio cuore, vivido come se ci fossi andato proprio ieri, di quegli scenari di luce, sabbia bianca, dune altissime, foreste verdeggianti di palme ed acqua fresca che mi fecero innamorare (tra l'altro!) di questa terra oggi per me irriconoscibile.

venerdì 2 luglio 2010

Arrivederci al 2014


La nazionale brasiliana di calcio é appena stata eliminata dalla coppa del mondo di calcio. Una seleção di grande fisicitá e grande pressing ma con poca fantasia e pochi fenomeni ha perso, anche per una grave mancanza di sangue freddo, contro una piú solida nazionale olandese. Cominciano le riflessioni, le accuse, le attribuzioni di colpe. In questo siamo uguali, italiani e brasiliani, tutti commissari tecnici...tutti con la nostra pronta spiegazione quando si torna a casa prematuramente. Ma le somiglianze finiscono qui.
Per il brasiliano la coppa del mondo é una vetrina internazionale in cui non vince solo una squadra: vince un Paese, uno stile di vita, una tradizione.
Alcuni mesi prima, negozianti fanno affari d'oro vendendo ogni genere di merchandising giallo-verde; strade e quartieri interi si dipingono e si adornano con i colori della bandiera, come se a giocare su quel campo, ci fosse un popolo intero.
Forse é perché da sempre mancano le opportunitá perché il Brasile venga a mostrarsi al mondo, positivamente, su altri fronti ma sta di fatto che l'orgoglio e l'esaltazione nazional patriottica si scatenano come mai.
Si comincia la prima partita del campionato giá pensando alla finale: e sí, alla finale, il Brasile é destinato alla finale... mica é come le altre squadre che, forse e se tutto gira per il verso giusto, magari spinte da un po' di fortuna, lí ci approdano.
No, la seleção é giá in finale prima di cominciare. Ottimismo non manca da queste parti e sicurezza nelle proprie possibilitá calcistiche men che meno.
Rotta verso il penta dicevano prima dell'ultimo mondiale conquistato; rotta verso l'exa (il sesto titolo) dicevano giá da qualche mese prima dell'inizio dell'avventura sudafricana.
Ma ci pensate noi in Italia dire una cosa del genere? In rotta verso il quinto titolo! Chi non ci prenderebbe per malato mentale? Da noi si parte piano, fra le polemiche e le critiche, si suda e si bestemmia, si passa a stento, la gente non ci crede e non si scalda molto; poi magari si superano i primi turni, si azzecca la partita, si comincia flebilmente a sperare in un buon piazzamento; magari, si va in semifinale o finale, allora il tifo si scatena: finita la partita, caroselli di auto e dopo poche ore tutti a nanna che domani si lavora.
Qui é differente. Siccome la seleção parte giá in finale, manco fosse la Coppa America di Vela, le prime misere vittorie contro nazionali scadenti tipo la Corea del Nord, scatenano gli entusiasmi comunque perché é come se si stesse preannunciando, si stesse svelando quella finale di diritto acquisito.
Prima e dopo la partita ci sono bande musicali che passano, scuole di samba che sfilano, tutto, ma dico tutto si ferma, persino gli autobus e gli ospedali...la festa prosegue a base di birra per ore ed ore; non mancano palchi in cui si esibiscono acclamati artisti locali: la gente accorre a migliaia.
Dicevo bene, ogni partita del mondiale é una finale per la squadra che ha il dovere di vincere. Poi la festa finisce improvvisamente....
Diceva un noto presentatore di una popolare trasmissione di cronaca cittadina, impegnata soprattutto nel mostrare i crimini che giornalmente avvengono in cittá e regioni limitrofe, commentando l'ennesima rapina sfociata in omicidio: "Dovremmo fermare il Paese non solo per una partita di calcio, che é solo una partita di calcio, ma per ogni cittadino che muore vittima della dilagante criminalitá e dei disservizi a cui i politici non oppongono neanche una parola"
Bravo. Parole sante. Quel giorno, se ci sará, il Brasile avrá vinto il mondiale piú importante...ed io tiferó per lui.
Arrivederci al 2014: la lotta per l'exa continua e stavolta proprio in casa. Di sicuro, fino ad allora, ne vedremo di tutti i colori!