martedì 9 novembre 2010

Giustizia e buon senso


É di pochi giorni la notizia dell'ordine giudiziale emesso dal Tribunale Federale che prevede la rimozione di tutte le barracas della Praia do Futuro in Fortaleza. Seguendo l'esempio di quanto era giá accaduto in Salvador e, parzialmente, in Boa Viagem, Recife, il giudice obbliga, minacciando l'uso della polizia, i commercianti del luogo a rimuovere tutti gli stabilimenti balneari dell'area costiera di Fortaleza. Come giustificativa del caso, si adduce che le costruzioni impediscono l'accesso al mare della popolazione, sono costruite in zona demaniale in deroga alla legislazione vigente, hanno un'impatto ambientale negativo.
Le si tratta come un'invadente costruzione di ricchi snob ai danni del sano divertimento popolare.
Ora, ed é qui dove manca il buon senso, chiunque le abbia frequentate, si sará accorto di quanto negli anni esse siano state integrate nel tessuto urbano della cittá e quanto facciano parte del divertimento di tutti, facoltosi abitanti delle zone bene o fortalezensi delle centinaia di favelas di cui, tra l'altro, la zona abbonda.
Basta passarci una domenica, passeggiare sul marciapiede antistante, per vedere come l'accesso al mare é piú che garantito in centinaia di ampi varchi avendo addirittura stabilimenti che permettono il via vai dei bagnisti anche all'interno del proprio spazio commerciale. Insomma, strutture per tutti, per tutte le tasche e che propongono un bello spaccato di vita brasiliana, con turisti, locali, richhi e poveri, belli e brutti, tutti a bersi quella gelatissima birra ascoltando, difficilmente fermi, una banda di pagode (tipo di samba popolare e commerciale) proporre il suo percussivo repertorio.
A questo si vuole mettere fine. Senza il buon senso di attendere un piano di riqualificazione dell'area che accontenti chi nella zona ha il suo lavoro, le centinaia di imprenditori, migliaia di lavoratori, centinaia di migliaia di clienti abituati ormai da decenni alla belezza e suggestione della grande spiaggia cittadina e che possa far concidere queste necessitá con quelle della giustizia.
Tengo a precisare che in altre cittá a cui si é ricorso come esempio, Salvator nella fattispecie, le strutture esistevano in zone di spiaggia strettissima, sotto azione di erosione, mentre nel caso cearense la spiaggia é enorme ed addirittra in espansione negli ultimi decenni.
Clima di tristezza, e con tutte le ragioni, fra i commercianti, che hanno annunciato l'ennesimo ricorso alle sfere piú alte della giustizia con sempre meno possibilitá di ottenere risposte sensate. Non ci resta che sperare in una felice risoluzione della vicenda.