venerdì 24 dicembre 2010

Babbo Natale è emigrato in Brasile!


In quest'epoca di gaudio e tripudio consumistico chiamata Natale ed in cui ancora qualcuno vuole vederci altri significati che non l'unico evidente ossia la festa dell'acquisto e delle pance (finalmente) piene, arriva quasi inosservata la notizia che, nella nostra nuova Patria tropicale, prima gli eccellentissimi Signori Deputati Statali e poi gli altrettanto eccellentissimi Vereadores della minore (ma non per spese e costi) Assemblea Legislativa della città di Fortaleza, si sono aumentati i già grassi stipendi (appena) del 60 % equiparandoli quindi, come suggerisce una legge federale, ai guadagni sudati dei congressisti federali.
Circa 20.000 Reais quindi, tutti i mesi, andranno a rimpolpare le scarse risorse a disposizione di tutti questi solerti, attivi, impegnatissimi uomini politici al servizio del Popolo (bue). Certo per circa quattro giorni alla settimana ed un totale di una ventina di ore "lavorate" quanto percepito è appena sufficiente a ripagare questi benedetti e fortunatissimi esseri umani.
In un Paese dove, soprattutto nel nordest, un povero diavolo lavora nove ore al giorno, spesso anche al sabato, in una fabbrica il più delle volte malsana, assenti benefici primari, sindacati, assemblee, diritti di sciopero eccetera per un salario minimo, del valore di circa 520 reais, il quale, a differenza di quello dei signori di cui sopra, è stato recentemente aumentato del 5 %, in ossequio alle "regole" dell'economia e, si dice, per non rischiare un aumento dell'indice inflazionario e per sostenere il "ciclo virtuoso di crescita economica" inaugurato otto anni fa dal partito unico e totalitario più amato dal popolo e dal suo barbuto leader.
Politici tutti, unanimemente d'accordo stavolta sugli aumenti. Fine delle polemiche e delle divisioni fra maggioranza ed opposizione, tutti uniti a festeggiare la grande stagione di miracoli economici con una bella gonfiata agli stipendi! Corriamo orsù compagni di destra, centro, sinistra, letterati ed analfabeti a comprarci (quale miglior strenna natalizia?) la nuova station wagon che vale come un'appartamento...Ce la siamo meritata dopo un'anno di fatiche e di lotte per il bene del Popolo!
In questo Natale 2010 tutto d'oro per una certa categoria, meno per quell'altra che vive sulle panchine del centro e che qualche statistica dispettosa ed in controtendenza (rispetto alla dominante propaganda di partito) vuole in grande aumento negli ultimi anni di questa "illuminata gestione" politica, non ci resta che fare un ringraziamento speciale al popolino, il quale qualche mese fa ha legittimato e ridato forza ad una classe politica inefficiente e scansafatiche, inutilmente polemica quanto inconcludente e che, appagato dalla lauta elemosina dei sussidi statali e dalla "piena occupazione" o meglio, usando l' espressione oramai cara all'elite progressista al governo, dalla "disoccupazione a livello norvegese" (ma guardate le strade del centro ed il numero impressionante di ambulanti e venditori "norvegesi" di chincaglieria!!) non ha nemmeno accennato, tranne pochissimi messaggi sui siti dei giornali, ad una reazione all'altezza della scandalosa decisione.
Un saluto a tutti e Buone Feste!

martedì 9 novembre 2010

Giustizia e buon senso


É di pochi giorni la notizia dell'ordine giudiziale emesso dal Tribunale Federale che prevede la rimozione di tutte le barracas della Praia do Futuro in Fortaleza. Seguendo l'esempio di quanto era giá accaduto in Salvador e, parzialmente, in Boa Viagem, Recife, il giudice obbliga, minacciando l'uso della polizia, i commercianti del luogo a rimuovere tutti gli stabilimenti balneari dell'area costiera di Fortaleza. Come giustificativa del caso, si adduce che le costruzioni impediscono l'accesso al mare della popolazione, sono costruite in zona demaniale in deroga alla legislazione vigente, hanno un'impatto ambientale negativo.
Le si tratta come un'invadente costruzione di ricchi snob ai danni del sano divertimento popolare.
Ora, ed é qui dove manca il buon senso, chiunque le abbia frequentate, si sará accorto di quanto negli anni esse siano state integrate nel tessuto urbano della cittá e quanto facciano parte del divertimento di tutti, facoltosi abitanti delle zone bene o fortalezensi delle centinaia di favelas di cui, tra l'altro, la zona abbonda.
Basta passarci una domenica, passeggiare sul marciapiede antistante, per vedere come l'accesso al mare é piú che garantito in centinaia di ampi varchi avendo addirittura stabilimenti che permettono il via vai dei bagnisti anche all'interno del proprio spazio commerciale. Insomma, strutture per tutti, per tutte le tasche e che propongono un bello spaccato di vita brasiliana, con turisti, locali, richhi e poveri, belli e brutti, tutti a bersi quella gelatissima birra ascoltando, difficilmente fermi, una banda di pagode (tipo di samba popolare e commerciale) proporre il suo percussivo repertorio.
A questo si vuole mettere fine. Senza il buon senso di attendere un piano di riqualificazione dell'area che accontenti chi nella zona ha il suo lavoro, le centinaia di imprenditori, migliaia di lavoratori, centinaia di migliaia di clienti abituati ormai da decenni alla belezza e suggestione della grande spiaggia cittadina e che possa far concidere queste necessitá con quelle della giustizia.
Tengo a precisare che in altre cittá a cui si é ricorso come esempio, Salvator nella fattispecie, le strutture esistevano in zone di spiaggia strettissima, sotto azione di erosione, mentre nel caso cearense la spiaggia é enorme ed addirittra in espansione negli ultimi decenni.
Clima di tristezza, e con tutte le ragioni, fra i commercianti, che hanno annunciato l'ennesimo ricorso alle sfere piú alte della giustizia con sempre meno possibilitá di ottenere risposte sensate. Non ci resta che sperare in una felice risoluzione della vicenda.

sabato 9 ottobre 2010

Disuguaglianza sociale in Brasile: dinamiche e riflessioni



L'istituto brasiliano di ricerche sociali e statistiche Ipea ha da poche settimane divulgato i dati riguardanti la diminuizione della povertá nel Paese.
La povertá, in termini assoluti, risulta diminuita tanto su scala nazionale come su quella statale dove, piú in dettaglio, la popolazione che viveva con al massimo mezzo salario minimo di riferimento (circa 100 euro) al mese é diminuita del 29% durante il periodo considerato nella ricerca ossia dal 1995 al 2008. Analizzando le cifre, vediamo come le cose siano migliorate soprattutto nel ridurre quella che é chiamata "povertá estrema" ossia le persone che avevano la sventura di vivere con appena 50 euro al mese. Risulta ancora che nello stesso periodo, il Ceará scala due posizioni nella graduatoria degli stati piú poveri posizionandosi al 5º posto fra le unitá della Federazione.
Importante notare come tutti gli stati ad elevata concentrazione di povertá si trovino nel nordest del Brasile che si impone quindi, per la stridente disuguaglianza nello sviluppo con il resto della federazione, come la "questione meridionale" brasiliana. Citando la disuguaglianza, miglioramenti sono avvenuti anche nell'indice che la misura, conosciuo come indice Gini. Il Ceará e parte del nordeste fanno passi avanti negli ultimi anni anche nella distribuizione di ricchezza fra i cittadini.
Crescita economica e le politiche sociali tanto care al governo Lula hanno contribuito a migliorare a livello statistico entrambi i parametri, povertá e disuguaglianza ma conviene ricordare che il periodo che lo studio prende in esame riguarda anche anni in cui era presidente Fernado Henrique Cardozo, l'artefice della riforma monetaria del Real che ha contribuito a estirpare il cancro dell'inflazione dando al Paese una moneta via via piú solida a supporto di un'economia in forte sviluppo, senza la quale nessun obbiettivo sociale avrebbe potuto essere raggiunto.
Fin qui i dati positivi. Il negativo riguarda il fatto che ancora sono milioni i poveri negli stati nordestini, il 49 % della popolazione nel Ceará, tanto per fare un'esempio. Si calcola che, persistendo il clima favorevole dell'economia, cosa non certa, si potrebbe annullare il comparto di "povertá estrema" (solo quello e non la povertá in senso generale), di cui abbiamo accennato poc'anzi, giá nel 2016. Stime piú realiste sono favorevoli a considerare la data del 2020 per celebrare questo importante evento. Per renderci conto di quanto lavoro ci sia ancora da fare, consideriamo anche i dati a livello internazionale: Nell'america latina il Brasile é terz'ultimo, sorpassando solo Haiti e la Bolivia, nella classifica che esamina l'indice Gini. Un dato veramente vergognoso per il colosso sudamericano, un paese che si reputa democratico, avanzato e colmo di risorse naturali.
Gli studiosi sono unanimi nel sottolineare che il solo aumento dell'economia non basterebbe comunque a raggiungere in pochi anni l'erradicazione della miseria: é necessario che progrediscano (e che soprattutto non siano solo sterili e demagogici proclami elettorali), le politiche di distribuzione di rendita, senza le quali il benessere rischia di arridere sempre di pi[u solo a coloro che fanno parte dell'altro Brasile, quello ferma all'etá della schiuvitú, delle capitanie e della concentrazione di rendita e ricchezze.

mercoledì 22 settembre 2010

Ritorno al passato.

É la mia opinione personale. Credere che il miglioramento economico corrisponda all'effettivo progresso dell'essere umano é fondamentalmente sbagliato; almeno qui nel sottosviluppato e popoloso nordest che continua a galleggiare in un mare di debiti a tassi del 15% al mese (esatto, ho scritto proprio mese!) e dove il boom economico é ininfluente per la maggior parte della popolazione.
Non esiste progresso che non sia spirituale, comportamentale, educazionale, sociale...tutto il resto sono frottole da ex comunisti populisti che hanno capito come é bello sedere a tavola con banchieri e finanzieri.
L'attuale campagna politica sta dimostrando drammaticamente l'instaurarsi di una "dittatura" champagne e caviale, certo soft, politicalmente corretta ed amata internazionalmente ma molto simile per quanto riguarda l'uso della propaganda al regime venezuelano ed efficacissima nello sfruttare una legge elettorale demenziale che permette la presenza di centinaia di partiti, migliaia di personaggi insignificanti, di un'uso scorretto ed anti-educativo di televisioni e sondaggi, di pagliacciate pubblicitarie ai limiti dell'indecente.
Il governo attuale cavalca il buon momento economico orgoglioso di aver creato milioni di posti di lavoro: siamo sicuri che un governo differente non li avrebbe creati? Sono le industrie e le piccole e medie imprese che creano il lavoro, sfruttando momenti congiunturali favorevoli, indipendentemente dai governi.
Ció che il precedente governo di Fernado Henrique Cardozo doveva fare per concludere un' epoca di grandi cambiamenti tra i quali l'istituzione dell'unica moneta solida ed affidabile posseduta dal Brasile era modificare profondamente le leggi elettorali e soprattutto quella che obbliga masse ignoranti e senza opinione a votare entrando senza saperlo nel parco buoi di politici scaltri ed opportunisti. Non l'hanno fatto forse perché non ne hanno avuto tempo poiché furono sconfitti al termine del secondo mandato o forse per opportunismo politico perché a tutti fa comodo cosí.
Un collega brasiliano commentava ieri che la sinistra sindacale al potere si prepara dal 1970 ed ora coglie i frutti. Tutti sono stati presi di sorpresa ma sono come drogati del "benessere" apparente. Il cantante Caetano Veloso, nel criticare i candidati Lula e Serra, ha affermato che il popolo é "come ipnotizzato, non pensa con libertá e chiarezza...Io non vedo propaganda di partito in Salvador ha detto, ma solo gente che vuole apparire al lato di Lula, questo é misero ed il Brasile non lo merita piú".
La vecchia e ben conosciuta attitudine latina che ben conosciamo! Cambiare casacca e schierarsi dal lato del vincitore anche quando lo si é lapidato fino a ieri.
Il momento politico é simile in effetti al 1950, all'epoca del presidentissimo Getulio Vargas. La popolazione vive un clima di euforia nel quale si sta perdendo di vista la democrazia: non critica piú e tutti vogliono sedere alla destra del padre.
Sempre il mio collega brasiliano, non giovane e che giá ha visto a sufficienza i corsi e ricorsi storici del paese, diceva che questa situazione un giorno porterá ad effetti molto spiacevoli....aggiungo io che in quel momento, nessuno si ricorderá la causa ed alla storia, come giá é successo, passerá come glorioso l'uomo sbagliato.
Registriamo questo post come promemoria per quando quei tempi arriveranno sperando con tutto il cuore di aver preso una micidiale cantonata!

mercoledì 4 agosto 2010

Neve in Brasile?


Si, avete letto bene. Non si tratta di un'errore di scrittura e neanche di un trucco cinematografico; nemmeno delle ultime bizzarrie climatiche dovute al riscaldamento globale ed allo scioglimento dei ghiacciai, questa volta niente allarmismo!
La neve nel grande Paese tropicale esiste! Sono sicuro che molti amici lettori italiani, abituati a considerare il Brasile come un luogo caldo, con spiagge tropicali illuminate da un sole brillante, palme e ragazze in bikini e con poca conoscenza dei suoi dati geografici, rimarranno sicuramente sorpresi di sapere che il notiziario serale ha appena mostrato l'allegria di turisti e popolazione locale sotto una, debolissima diciamocelo, nevicata!
Questo succede nell'estremo sud del Paese, negli stati di Rio Grande do Sul e Santa Catarina, esattamente nel periodo in cui in Italia, nell'emisfero settentrionale o boreale, é piena estate ed epoca di ferie.
Il Brasile é un paese continentale, dall'estensione enorme e che permette di avere 30 gradi a Fortaleza e -10 sulla Serra catarinense.
São joaquim, é una delle cittá piú fredde del Brasile, con punti di meno 12 gradi di notte ed inverno della durata di alcuni mesi. Qui i turisti brasiliani vengono ad ammirare il ghiaccio, la brina e, a volte, la neve, come vediamo nella foto d'archivio.
Le precipitazioni non durano molto e le temperature si alzano parecchio durante il giorno impedendo che possa esserci deposito nelle strade.... insomma, poca neve se la paragoniamo a quella che siamo soliti vedere nelle nostre montagne ma sufficiente a fare felice la popolazione locale che i telegiornali nazionali ritraggono festeggiando il miracolo meteorologico.

mercoledì 14 luglio 2010

2016: fine della miseria o ennesimo obbiettivo fallito?


L'istituto brasiliano di ricerche sociali e statistiche Ipea ha divulgato, qualche giorno fa, i dati riguardanti la diminuizione della povertá nel Paese. Sono divulgazioni importantissime soprattutto in piena campagna elettorale per la successione presidenziale.
La povertá, in termini assoluti, risulta diminuita tanto su scala nazionale come su quella statale dove, piú in dettaglio, la popolazione che viveva con al massimo mezzo salario minimo di riferimento (circa 100 euro) al mese é diminuita del 29% durante il periodo considerato nella ricerca ossia dal 1995 al 2008.
Analizzando le cifre, vediamo come le cose siano migliorate soprattutto nel ridurre quella che é chiamata "povertá estrema" ossia le persone che avevano la sventura di vivere con appena 50 euro al mese.
Risulta ancora che nello stesso periodo, il Ceará scala due posizioni nella graduatoria degli stati piú poveri posizionandosi al 5º posto fra le unitá della Federazione. Importante notare come tutti gli stati ad elevata concentrazione di povertá si trovino nel nordest del Brasile che si impone quindi, per la stridente disuguaglianza nello sviluppo con il resto della federazione, come la "questione meridionale" brasiliana.
Citando la disuguaglianza, miglioramenti sono avvenuti anche nell'indice che la misura, conosciuo come indice Gini. Il Ceará e parte del nordeste fanno passi avanti negli ultimi anni anche nella distribuizione di ricchezza fra i cittadini. Crescita economica e le politiche sociali tanto care al governo Lula hanno contribuito a migliorare a livello statistico entrambi i parametri, povertá e disuguaglianza ma conviene ricordare che il periodo che lo studio prende in esame riguarda anche anni in cui era presidente Fernado Henrique Cardozo, l'artefice della riforma monetaria del Real che ha contribuito a estirpare il cancro dell'inflazione dando al Paese una moneta via via piú solida a supporto di un'economia in forte sviluppo, senza la quale nessun obbiettivo sociale avrebbe potuto essere raggiunto.
Fin qui i dati positivi. Il negativo riguarda il fatto che ancora sono milioni i poveri negli stati nordestini, il 49 % della popolazione nel Ceará, tanto per fare un'esempio.
Si calcola che, persistendo il clima favorevole dell'economia, cosa non certa, si potrebbe annullare il comparto di "povertá estrema" (solo quello e non la povertá in senso generale), di cui abbiamo accennato poc'anzi, giá nel 2016. Stime piú realiste sono favorevoli a considerare la data del 2020 per celebrare questo importante evento.
Per renderci conto di quanto lavoro ci sia ancora da fare, consideriamo anche i dati a livello internazionale: Nell'america latina il Brasile é terz'ultimo, sorpassando solo Haiti e la Bolivia, nella classifica che esamina l'indice Gini. Un dato veramente vergognoso per il colosso sudamericano, un paese che si reputa democratico ed avanzato.
Gli studiosi sono unanimi nel sottolineare che il solo aumento dell'economia non basterebbe comunque a raggiungere in pochi anni l'erradicazione della miseria: é necessario che progrediscano le politiche di distribuzione di rendita senza le quali, il benessere rischia di arridere solo a coloro che fanno parte dell'altro Brasile, quello ferma all'etá della schiuvitú e della concentrazione di rendita e ricchezze.

Divorzio alla brasiliana: una legge moderna


Con l'approvazione da parte del Presidente Lula della modifica costituzionale 28/2009, cambia, in meglio, la modalitá per ottenere il divorzio: Il Brasile si allinea, con una legge snella ed al passo con i tempi, ai paesi piú avanzati del mondo.
La precedente legge sul divorzio permetteva ai coniugi di richiederlo appena dopo due anni di provata e circostanziata separazione coniugale (senza dover passar per i meandri della giustizia per la richiesta della separazione legale) oppure se presentato protocollo in tribunale di separazione giudiziale, dopo un anno.
Chi vive in Italia si chiederá: cosa mai avrá cambiato una legge che era giá di molto migliore della nostra, arcaica, anacronistica e cara regolamentazione sul divorzio? Ebbene, la nuova normativa brasiliana elimina di fatto quell'inutile passo della separazione e prevede la richiesta di divorzio immediato quando i coniugi sono d'accordo. E c'é di piú: se non si hanno figli a carico, il divorzio puó essere chiesto nei cartori (sorta di uffici notarili) ed avere validitá immediatá nel restituire la tanto attesa libertá ai coniugi!!
Ció si traduce in enorme risparmio di tempo e di, soprattutto, soldi e quindi di benefici automatici per i coniugi e per le loro famiglie che non devono piú sottostare a situazioni intermedie in cui gli ex sposi non possono godere appieno della propria libertá dovendo attendere anni perché passi in giudicato il divorzio.
Sicuramente una dimostrazione di attenzione verso la societá brasiliana che da decenni richiede piú flessibilitá per la cancellazione di un instituto, quello del matrimonio, sempre piú in disarmo ed ormai, forse, obsoleto, viste le nuove forme adottate dalle societá piú sviluppate per stabilire diritti e doveri dei conviventi.
In Italia, qualche tempo fa ci fu un timido tentativo di modifica alla cattolicissima legge nostrana che sfoció, ancora una volta, in una occasione persa di portarci al passo con i tempi e con i principali paesi europei, dove il divorzio é una semplice questione amministrativa. É chiaro che ambienti cattolici retrogradi e fossilizzati e una lobby di avvocatucoli di seconda categoria che, non avendo altro, di questo campano, ha impedito una chiara virata nel settore che avrebbe permesso agli italiani di evitare almeno le ingenti spese oriunde dalle pratiche di divorzio ed i tempi biblici perché chi lo richiede possa ricominciare una vita normale.
Tornando quindi al Brasile, dopo le leggi che stabiliscono le procedure per le elezioni, effettuate elettronicamente e tra le migliori al mondo detto da esperti, ancora una legge efficace e ossequiosa della libertá individuale; dimostrazione che volendo, quando le teste pensano con buon senso e si superano le logiche ed i diritti di pochi per supportare quelli dei tanti, si puó raggiungere quel tanto atteso paese moderno e "de todos" che attualmente fa da slogan alle politiche governative.

lunedì 5 luglio 2010

L'ultima spiaggia.


Un recente studio dimostra quanto grave sia la situazione delle coste del nordeste del Brasile sotto il profilo dello sfruttamento indisciplinato delle risorse e dell'avanzamento del mare.
Localitá come Icaraí e Caponga, un tempo perle di grande bellezza e futuro turistico, baciate dalla natura con spiagge di larghezza chilometrica, sono oggi ridotte a disputare pochi metri quadrati di preziosa sabbia, divisa fra pescatori, bagnisti e operatori turistici. A Caponga, 60 km circa da Fortaleza, del bel lungomare, fiore all'occhiello dell'amministrazione comunale di alcuni anni fa e che aveva trasformato il volto della cittadina, restano pochi metri, difesi strenuamente con lavori di rinforzo del precario frangiflutti. Le "barracas" stanno ormai trasformandosi in palafitte con impatto sul giá precario e troppo stagionalizzato turismo.
Conobbi la Praia da Caponga nel lontano 93 e ne rimasi entusiasta: erano chilometri di spiaggia fina che, durante la bassa marea, diventava tanto larga da far perdere la voglia di fare il bagno per come si allontanava il bagnasciuga: per questo motivo, le baracche, in quell'epoca erano situate molto piú a ridosso della linea di marea in una posizione in cui, ora, sarebbero sommerse da almeno 3 metri d'acqua.
Icaraí era l'alternativa alla Praia do Futuro: vicina alla capitale, con acque pulite, spiaggia estesa e buone strutture di ospitalitá. Attualmente, poche "barracas" resistono e lottano strenuamente contro l'avanzata del mare che in pochi anni ha invaso il territorio adiacente. Sembra che sia in fase avanzata il progetto di rivitalizzazione della zona che prevede la costruzione di una barriera frangiflutti e del progressivo riporto di sabbia nella zona in cui esisteva la spiaggia.
Ma perché in pochi anni il litorale ha subito un'attacco di tali proporzioni che rischia di essere un ostacolo serio per lo sviluppo turistico nordestino?
Le spiegazioni sono di vario tipo: dal riscaldamento globale che provoca lo scioglimento dei ghiacci e la progressiva crescita del livello delle acque marine all'intervento dell'uomo lungo le coste ed é di quest'ultimo su cui spenderemo qualche parola.
In Brasile, soprattutto nel nordeste, le leggi per la preservazione delle fasce costiere e per il suo sfruttamento organizzato, sono recenti e sempre costantemente soggette ad infrazione, anche per l'atavico problema dell'inesistente o corrompibile esercizio di controllo.
Si sono visti casi (Morro Branco, Canoa quebrada) di costruzioni letteralmente sulla battigia, magari poi smantellate dopo alcuni anni ma dopo compiuto il loro nefasto compito sull'ambiente. Il ritiro di sabbia e pietrisco, pur proibito, continua ad essere effettuato da scaltri operatori del settore delle costruzioni.
Altro caso di intervento umano é il porto di Fortaleza. Costruito negli anni 40 del secolo passato, a poco a poco ha contribuito a creare un'effetto diga ai venti dominanti, rendendo impossibile il normale deposito di sabbia sulla spiaggia della Beira Mar, ormai ridotta al lumicino e della Praia de Iracema, distrutta completamente ed ora ricostruita dopo l'edificazione di vai moli di protezione e del riporto di milioni di metri cubi di sabbia.
Un'ultimo casa, per finire, di invasione umana dell'ambiente naturale: Porto das Dunas. Un tempo un meraviglioso angolo di spiaggia equatoriale, con boschi di palme, dune bianche a fare da contorno ad una azzurrissima e trasparente laguna. Un vero paradiso oggi immolato al progresso ed al dio denaro che tutto compra e tutto distrugge: andateci ora e vedrete a perdita d'occhio edifici di dubbio gusto e di sgradevole impatto visivo, costruzioni oltraggiose verso la natura ma che fanno la gioia di tanti speculatori, costruttori, agenti immobiliari e soprattutto del comune di Aquiraz.
Mi piange il cuore, soprattutto perché le uniche foto che avevo di questa meraviglia brasiliana me le ha sottratte per dispetto la mia ex moglie per cui non posso mostrare a nessuno come era ma mi limito a custodire il ricordo, nella mia mente ma soprattutto nel mio cuore, vivido come se ci fossi andato proprio ieri, di quegli scenari di luce, sabbia bianca, dune altissime, foreste verdeggianti di palme ed acqua fresca che mi fecero innamorare (tra l'altro!) di questa terra oggi per me irriconoscibile.

venerdì 2 luglio 2010

Arrivederci al 2014


La nazionale brasiliana di calcio é appena stata eliminata dalla coppa del mondo di calcio. Una seleção di grande fisicitá e grande pressing ma con poca fantasia e pochi fenomeni ha perso, anche per una grave mancanza di sangue freddo, contro una piú solida nazionale olandese. Cominciano le riflessioni, le accuse, le attribuzioni di colpe. In questo siamo uguali, italiani e brasiliani, tutti commissari tecnici...tutti con la nostra pronta spiegazione quando si torna a casa prematuramente. Ma le somiglianze finiscono qui.
Per il brasiliano la coppa del mondo é una vetrina internazionale in cui non vince solo una squadra: vince un Paese, uno stile di vita, una tradizione.
Alcuni mesi prima, negozianti fanno affari d'oro vendendo ogni genere di merchandising giallo-verde; strade e quartieri interi si dipingono e si adornano con i colori della bandiera, come se a giocare su quel campo, ci fosse un popolo intero.
Forse é perché da sempre mancano le opportunitá perché il Brasile venga a mostrarsi al mondo, positivamente, su altri fronti ma sta di fatto che l'orgoglio e l'esaltazione nazional patriottica si scatenano come mai.
Si comincia la prima partita del campionato giá pensando alla finale: e sí, alla finale, il Brasile é destinato alla finale... mica é come le altre squadre che, forse e se tutto gira per il verso giusto, magari spinte da un po' di fortuna, lí ci approdano.
No, la seleção é giá in finale prima di cominciare. Ottimismo non manca da queste parti e sicurezza nelle proprie possibilitá calcistiche men che meno.
Rotta verso il penta dicevano prima dell'ultimo mondiale conquistato; rotta verso l'exa (il sesto titolo) dicevano giá da qualche mese prima dell'inizio dell'avventura sudafricana.
Ma ci pensate noi in Italia dire una cosa del genere? In rotta verso il quinto titolo! Chi non ci prenderebbe per malato mentale? Da noi si parte piano, fra le polemiche e le critiche, si suda e si bestemmia, si passa a stento, la gente non ci crede e non si scalda molto; poi magari si superano i primi turni, si azzecca la partita, si comincia flebilmente a sperare in un buon piazzamento; magari, si va in semifinale o finale, allora il tifo si scatena: finita la partita, caroselli di auto e dopo poche ore tutti a nanna che domani si lavora.
Qui é differente. Siccome la seleção parte giá in finale, manco fosse la Coppa America di Vela, le prime misere vittorie contro nazionali scadenti tipo la Corea del Nord, scatenano gli entusiasmi comunque perché é come se si stesse preannunciando, si stesse svelando quella finale di diritto acquisito.
Prima e dopo la partita ci sono bande musicali che passano, scuole di samba che sfilano, tutto, ma dico tutto si ferma, persino gli autobus e gli ospedali...la festa prosegue a base di birra per ore ed ore; non mancano palchi in cui si esibiscono acclamati artisti locali: la gente accorre a migliaia.
Dicevo bene, ogni partita del mondiale é una finale per la squadra che ha il dovere di vincere. Poi la festa finisce improvvisamente....
Diceva un noto presentatore di una popolare trasmissione di cronaca cittadina, impegnata soprattutto nel mostrare i crimini che giornalmente avvengono in cittá e regioni limitrofe, commentando l'ennesima rapina sfociata in omicidio: "Dovremmo fermare il Paese non solo per una partita di calcio, che é solo una partita di calcio, ma per ogni cittadino che muore vittima della dilagante criminalitá e dei disservizi a cui i politici non oppongono neanche una parola"
Bravo. Parole sante. Quel giorno, se ci sará, il Brasile avrá vinto il mondiale piú importante...ed io tiferó per lui.
Arrivederci al 2014: la lotta per l'exa continua e stavolta proprio in casa. Di sicuro, fino ad allora, ne vedremo di tutti i colori!

lunedì 28 giugno 2010

C'era una volta il tranquillo interior

Oggi pubblico una succinta traduzione e qualche commento ad un'articolo apparso nell'edizione odierna del quotidiano "Diario do Nordeste" e che reputo interessante al fine di completare la notizia delle sempre piú frequenti rapine in appartamenti e case situate in piccole cittadine a ridosso di Fortaleza.
Siccome mi criticano spesso per pubblicare articoli sottolineando il periodo di totale insicurezza in cui stiamo vivendo noi residenti nel Ceará (ma il resto del Brasile non é molto differente), quando invece potrei descrivere, unendo le mie parole ad altre migliaia entusiastiche sul web, quali meraviglie si incontrano sulle spiagge, il piacere di un bel piatto di gamberi in riva al mare o le bellezze notturne a passeggio sulla Beira Mar, ci tengo a sottolineare che questa esigenza, per alcuni masochista, non é solo la mia, visto che queste notizie appaiono sulla prima pagina dei maggiori veicoli di informazione brasiliani e considerato che il fattore insicurezza é il secondo per importanza fra i piú segnalati dai brasiliani.
L'articolo di cui sopra, parla di come siano cresciuti in tono esponenziale i crimini nelle piccole ed una volta pacifiche cittadine dell'interior e precisamente Aquiraz, Eusébio, Horizonte, Itaitinga, Pindoretama tra le altre e che sempre di piú conquistano gli onori della prima pagina in un triste rivaleggiare con la capitale.
Famiglie fatte ostaggio nella propria casa, stranieri bersagliati per il fatto di rappresentare, nell'immaginario del crimine, il ricco e stupido forestiero che non sa, non capisce e non puó difendersi, assalti in casa di praia ed in pousadas, ecc ecc.
L'articolo cita anche la recente rapina giá commentata in questo mio post ed altri casi fra cui spicca il tentativo di assalto nell'abitazione di un commissario di polizia che, armato, riesce a sventare il malefico piano, ad arrestare un delinquente ma tutto con molta dose di rischio per la sua incolumitá e quella della sua famiglia.
Cita il commissario intervistato che i rapinatori, armati con pistole automatiche in numero di due per ognuno, hanno esploso piú di trenta colpi durante il confronto; spicca, nell'intervista, la probabile confusione dei rapinatori, convinti ancora una volta di effettuare un tranquillo colpo al solito "gringo" (gergo popolare per straniero) ed invece erroneamente capitati nella casa di un poliziotto.
Il coraggioso funzionario di polizia, sottolinea, nel finale dell'intervista, che senza un braccio forte nel ministero di Pubblica Sicurezza Statale, niente potrá contrastare l'avanzata di criminali ben armati e senza scrupoli.
Per le autoritá, l'avanzata della criminalitá nelle zone, una volta pacifiche dell'interno é dovuta alla pressione della droga ed all'avanzata di questo commercio crudele.
Per noi non serve piú conoscerne le cause, ormai per altro note, ci serve affrontare e ridurre gli effetti. Fino a quando avremo persone nei posti di comando della Sicurezza, vedi l'attuale Segretario, restie ad usare strategie di impatto e di confronto pesante contro il crimine, organizzato o no, per motivi di "quieto vivere" o di credo in filosofie falso-umanitarie niente potrá cambiare.
Urge un accordo nazionale, che coinvolga tutte le parti del patto federale, Giustizia, Stati, Unione, Comuni ecc, in una battaglia che dimentichi, per un'istante, le cause sociali attualmente non eliminabili, e combatta invece gli effetti che tanta sofferenza causa al popolo brasiliano.
Per coloro che comprendono la lingua portoghese, ecco il link all'articolo da cui hanno preso spunto i commenti.
Un saluto a tutti.

mercoledì 23 giugno 2010

Una posizione poco invidiabile



Durante la coppa del mondo di calcio, il Brasile si stacca e decolla fregiandosi dei 5 titoli conquistati e forte dei suoi campioni internazionali e di una solida tradizione calcistica.
Purtroppo c'é un'altra classifica diffusa in questi giorni in cui il Paese sudamericano non risulta nelle prime posizioni: lo speciale elenco dei paesi piú pacifici del mondo, studio approfondito sulle condizioni e problematiche sociali ed economiche in grado di generare situazioni di tranquillitá e qualitá di vita nei principali paesi, vede il Brasile solo al 83º posto, superato da molti paesi sudamericani, adirittura dalla Bolivia.
Fra i parametri tenuti in considerazione nello studio troviamo: la popolazione carceraria, il numero di omicidi, accesso alle armi, polizia, diritti civili, percezione della criminalitá, relazioni fra paesi confinanti e guerre.
Il brasile otterrebbe una posizione piú alta se si considerassero solo atti terroristici, guerre, stabilitá politica e rapporti fra stati ma i quesiti circa omicidi e criminalitá, armi e polizia lo fanno precipitare nella seconda metá della classifica, forte come é delle circa 50000 vittime annuali per armi da fuoco.
Vale la pena ricordare che da anni, anche durante il tanto decantato doppio mandato di Lula, la posizione non é sostanzialmente cambiata. Auguriamoci che ora che il Paese ha raggiunto una piena democrazia e successi economici, possa cominciare a scalare la classifica che, per adesso, rappresenta solo la foto della triste realtá di violenza, criminalitá e barbaritá condivisa e subita giornalmente da milioni di brasiliani.
Per chi volesse vedere nei dettagli, ecco il link.

domenica 20 giugno 2010

Sviluppo industriale o turismo?


Sembra giunta alla conclusione la disputatissima vicenda sullo sviluppo dei cantieri navali di Fortaleza.
L'area scelta per la costruzione degli impianti che aveva avuto il parere favorevole del Governo dello Stato del Ceará, ha invece ottenuto una bocciatura dal Comune di Fortaleza.
Le ragioni del diniego sono relative all'area in cui avrebbe dovuto sorgere il cantiere, la spiaggia del Titanzinho, a ridosso del porto di Mucuripe ma anche troppo vicina alle strutture turistiche. Altro scoglio é rappresentato dal costo per terraformare un'area di svariati ettari in pieno mare.
Le due fazioni, politicamente alleate, si sono quindi trovate a duellare sull'argomento.
Io personalmente non capisco perché lo Stato non ha pensato ad aree alternative fuori dalla Capitale, la quale ha da tempo una vocazione turistica e non industriale. La zona del Porto di Pecém per esempio, attrezzata e facilmente raggiungibile poteva accogliere con un'impatto ambientale irrisorio, l'iniziativa cantieristica.
Per ragioni politiche di cui ignoro la motivazione, si é preferito sostenere la possibilitá dello sviluppo del progetto in Fortaleza, forse pensando che le autoritá municipali non ostacolassero.
La mia modesta opinione é che l'installazione nelle vicinanze della Praia do Futuro e della Beira mar avrebbe comportato notevoli disequilibri primo fra tutti la movimentazione di merci e persone per la costruzione di varie petroliere, giá commissionate dalla Petrobras al cantiere Promar, responsabile per gli impianti di Fortaleza e necessarie allo sviluppo strategico dell'impresa statale: le strade in zona turistica che giá adesso non reggono l'impatto con il crescente aumento di veicoli sarebbero divenute impossibili con le attivitá in funzionamento.
E non dimentichiamoci le problematiche ecologiche che sarebbero sorte...
La parte sconfitta ha accusato l'altra di "giocare contro", di favorire altri stati della Federazione nella corsa all'industrializzazione e di non volere i circa duemila posti di lavoro che si sarebbero creati. Anche qui, la mia opinione é che i posti di lavoro si creano, anche e meglio, sviluppando il potenziale turistico della regione e non necessariamente attraverso industrie che spesso rappresentano solo fini opportunistici di politici e di partiti, movimentando inizialmente milioni di cui poi si perdono le tracce.

venerdì 18 giugno 2010

La cittá che disprezzava il mare



Forse non tutti sanno che quella che oggi é una cittá con grande vocazione turistica internazionale e che fa del suo lungomare un motivo di orgoglio oltre che di sviluppo economico, solo verso gli anni 60 del secolo scorso ha cominciato a costruire i primi edifici in area marittima.
Infatti, fino ad allora la cittá non aveva una grande area portuale e la zona marittima era cosí poco valutata da essere quasi dimenticata nel contesto architettonico urbano.
Tutti gli edifici piú importanti della cittá, per esempio la Santa Casa, la Estação J. Felipe, le antiche carceri e persino il forte che da il nome alla cittá, rivolgono al mare solo un lato e mai la facciata: a volte sono addirittura rivolte verso il "sertão", l'interno secco e brullo per la maggior parte dell'anno.
Ció si deve anche al fatto che Fortaleza solo in tempi piú recenti é diventata capitale al posto della vicina Aquiraz: la sua architettura solo verso la fine del 1800 ha cominciato a delinearsi per sottolineare l'importanza del centro urbano.
La spiaggia non era un'opzione di svago e la cittá era lontana anni luce dall'avere un panorama balneare come quello della giá famosa Rio de Janeiro.
Verso il 1960, come accennato, i primi club sportivi e ricreativi, cominciarono a sorgere lungo il fronte mare di quella che oggi é la Beira Mar. Fino ad allora, la fascia costiera ospitava solo il piccolo attracco della Praia de Iracema, la dogana e qualche casa di pescatori. In seguito, molte case di ferie delle familie piú abbienti, furono edificate e contribuirono ad aumentare il valore della zona.
Fra le prime iniziative imprenditoriali turistiche, l'hotel "Iracema Plaza" di cui aggiungo una foto. Questo edificio é ancora possibile vederlo, anche se ormai, persa la funzione di albergo, mostra i segni del tempo e dell'incuria.
L'altra foto mostra come era, negli anni 30 del secolo passato il lungomare, o meglio la spiaggia della cittá, oggi colmo di grattaceli che ospitano appartamenti di lusso, hotels e residence. Da notare gli enormi spazi vuoti fra le poche zone edificate e l'isolata chiesa "Coração de Jesus" oggi in pieno centro cittadino. Per coloro che conoscono la capitale del Ceará, guardando l'immagine sará facile vederci l'attuale estensione della 4º maggior cittá brasiliana e stupirsi di come in poco tempo l'uomo abbia potuto modificare tanto il territorio a sua disposizione.

mercoledì 16 giugno 2010

Clima di Coppa del Mondo





Chi non ha mai vissuto un Mondiale di calcio in Brasile non si rende conto del clima di esaltazione collettiva che contagia la popolazione durante l'evento.
Negozianti fanno affari d'oro vendendo milioni di magliette, cappellini, bandierine ecc.
La popolazione, soprattutto nelle periferie, si tassa per acquistare bandierine, fasce e strisce colorate che dispongono su cordini che attraversano le strade. Comune é anche la pittura di grandi bandiere brasiliane e di emblemi della fedeazione di futbol brasiliana nonché delle ormai famose 5 stelle, ricordo di altrettante coppe vinte. Negozi ed attivitá commerciali si dipingono con i colori della bandiera. Fortaleza ieri ha vissuto l'esordio della seleção, una stretta vittoria contro i modesti nord coreani e la popolazione ha dato inizio alle commemorazioni che si sono protratte fino a notte. Io ho potuto vedere di persona lo svolgimento della festa nella popolare e turistica spiaggia di Praia de Iracema. Un mega schermo fa da cornice all'evento ed un palco su cui bande locali di forró hanno intrattenuto i migliaia di tifosi intervenuti. Per chi é abituato ai silenzi con cui si seguono le partite in Italia, tutti davanti al televisore, ed alla freddezza, quando non al pessimismo con cui consideriamo i primi risultati della Nazionale, il modo gioioso, caciarone, spumeggiante ed ottimista con cui si vivono qui i Mondiali é sicuramente motivo di grande meraviglia ed indice della proverbiale gioia di vivere brasiliana, che vince ogni giorno la sua partita contro i disservizi, lo sciopero degli autobus, la criminalitá e il disinteresse della classe politica.

sabato 5 giugno 2010

Il verde che non c'é piú

Uno dei problemi piú sentiti dalla popolazione di Fortaleza é la progressiva scomparsa delle sue aree verdi e delle piazze di periferia, create anni fa allo scopo di fungere da centri di ritrovo per la pratica di sport e tempo libero.
La cittá é ormai una metropoli caotica in cui é mancato il progetto, l'organizzazione, la lungimiranza. Tutto é stato travolto e stravolto, occupato e disoccupato; intere aree di periferie edificate senza che la Prefietura (analogo in Italia al Comune, n.d.a.) facesse quello per cui é stato creato: il bene della collettivitá.
Le poche volte che le aree periferiche hanno ricevuto un'area attrezzata, progettata per lo sport ed il tempo libero e frettolosamente inaugurate in epoche elettorali per scopi puramente pubblicitari di questo o quel politico, é intervenuto a posteriori il fattore menefreghismo e l'incuria dolosa per le cose pubbliche, tipica brasiliana: in questo modo, nel giro di pochi anni le strutture sono vecchie, sporche e gli spazi abbandonati od al massimo a servire da ritrovo per tossicodipendenti e barboni di cui invece la cittá abbonda.
Se nelle zone turistiche e nei quartieri delle zone "in" la situazione é, in linea di massima, accettabile, anche se neanche lontanamente da compararsi con le cittá del centro-nord europa o canadesi per esempio, nell'immediato ridosso e nelle periferie troviamo il vuoto cosmico od al massimo qualche campetto di calcio.
La cittá é ricca di laghetti naturali che potrebbero essere parchi e luoghi di svago per la popolazione: in effetti in pochi casi questo succede poiché nella maggior parte, queste zone, anche dopo i recenti interventi del Comune che ne ha migliorato l'illuminazione, sono carenti di manutenzione e pericolosi per essere habitat di poco raccomandabili soggetti che ne fanno un luogo di caccia.
Una recente statistica osserva che Fortaleza, per essere in accordo con le norme ONU dovrebbe avere piú di dodici metri quadrati di verde per cittadino mentre a stento arriviamo ai tre!!
Insomma, continuano a vendere auto ed il traffico é ormai ingovernabile ma di rendere disponibile per il cittadino normale qualche metro in piú di verde neanche se ne parla.
E dire che nel 1995 circa, nei suoi anni migliori e con governanti migliori, questa era una delle cittá piú verdi del pianeta; poi il passaggio allo status di "metropoli", il traffico caotico e violento, le macchine vendute come il pane con finanziamenti a perdere di vista ed una serie di governanti ed amministratori preoccupati solo degli interessi personali e di partito ed il risultato lo stiamo vedendo: cemento, asfalto, palazzoni, file di auto in coda e stress in aumento.

domenica 30 maggio 2010

Terrore in condominio.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un proliferare di progetti residenziali chiamati "condominios fechados". Sono abitazioni il piú delle volte lussuose costruite in condominio, da 10 a 24 o piú unitá abitative e dotate di ogni genere di confort e soprattutto protette da alti muri con perimetro elettrificato, vigilantes, telecamere ed allarmi vari.
Una tipologia abitativa diffusa sia nella periferia cittadina che nelle localitá della regione metropolitana che ha fondato il proprio successo proprio sulla sicurezza offerta agli abitanti. Sicurezza di cui in Brasile ed a Fortaleza in maniera particolare sentiamo grande mancanza.
Comunque, a dispetto di tutte le contromisure adottate, anche questi nuclei abitativi non sono al riparo di attacchi di bande specializzate nella rapina e scasso.
L'ultimo caso, di pochi giorni fá, é successo in una localitá della cintura metropolitana di Fortaleza, Eusebio, cittadina situata lungo la direttrice che dalla capitale porta alle migliori spiagge del litorale est del Ceará, da qualche anno oggetto di grande espansione immobiliare, fomentata in grande parte dagli stranieri, che qui vengono in massa con la speranza di trovare il luogo ideale per abitare, lontano dal freddo e dalla nebbia, nel vivace, divertente e pacifico (pensano ingenuamente) Brasile, acquistando immobili a prezzi molto convenienti rispetto all'Italia (almeno fino a quando il cambio lo consentiva) ma che presto si rendono conto di vivere un incubo terribile.
Il fatto: una banda specializzata ha fatto irruzione in uno di questi "condominios" ed ha svaligiato dodici abitazioni, facendo ostaggi tutti gli abitanti, umiliando, devastando e rimanendo sul posto dalle 23 alle 4 di mattina.
Alcune famiglie hanno dovuto addirittura servire la colazione ai malviventi....
L'obbiettivo era, a quanto pare, un facoltoso commerciante italiano ed un francese, del quale i banditi sapevano che possedeva una ingente somma di denaro.
Ancora una volta quindi, stranieri oggetto di violenza e di terrore ed a noi non resta che narrare il fatto e sperare di non essere le prossime vittime.

lunedì 24 maggio 2010

Fortaleza di sangue

Purtroppo, per onor di cronaca, devo raccontare un'altra triste storia accaduta ad un connazionale in visita a Fortaleza.
A mezzogiorno, puntuali, vanno in onda i tre programmi di giornalismo poliziesco che, seguitissimi durante tutta la settimana (meno la domenica che, si sá, il brasiliano stá in spiaggia), portano nelle case dei cearensi i piú importanti avvenimenti di cronaca nera. Oggi la notizia principale riguardava la morte di un turista italiano, Giuseppe Paparone, 52 anni, siciliano residente in Svizzera.
Insieme ad alcuni amici, stava tornando da una delle piú famose spiagge del litorale cearense, localitá che aveva scelto per realizzare il sogno di costruirsi una villa.
Durante una sosta (non si sá bene se in una stazione di servizio o per un guasto all'automezzo, le versioni sono divergenti ma la triste fine purtroppo non cambia) é stato vittima di una rapina; i malviventi, forse a scopo intimidatorio, hanno esploso alcuni colpi di arma da fuoco uno dei quali ha raggiunto lo sventurato che é morto prima che arrivassero i soccorsi.
I delinquenti, che sono stati catturati da una pattuglia della polizia poco dopo, sono recidivi, essendo giá stati catturati per reati di furto e spaccio. Uno dei due é minorenne: erano in libertá come altre decine di migliaia in attesa di decisione giudiziale.
Fin qui i fatti. Oltre possiamo dire che stranamente niente si fa nei paesi europei per avvisare i turisti dell'estremo pericolo che corrono da queste parti.
Ho letto una notizia secondo la quale il dipartimento del turismo americano ha allertato le agenzie viaggi sul pericolo esistente nelle zone litoranee delle cittá brasiliane: perché da noi fanno finta di niente quando qui, europei e soprattutto gli italiani, in maggioranza tra i turisti, sono oggetto costante di furti, umiliazioni quando non omicidi, aventi per autori giovani, spesso minorenni, drogati, senza futuro ed emarginalizzati dalla inefficente amministrazione pubblica brasiliana? Perché non essere obbiettivi e realisti?
Dal punto di vista della pubblica sicurezza, le cose sono tremendamente peggiorate in Brasile. Lula non ha mai messo la questione fra le prioritá e, solo per questo, meriterebbe un cinque in pagella invece di essere idolatrato dalla stragrande maggioranza dei brasiliani. Poi lo scaricabarile di uno stato federale: La stato centrale (união) delega, fra le tante cose, anche la sicurezza agli Stati i quali peró non legiferano in merito. Quindi leggi inadeguate, obsolete e buoniste, sono adottate in sedi superiori creando un impatto negativo su un territorio dove la pratica e diversa dalla teoria e dalla filosofia dei legislatori e dove sono inapplicabili o addirittura inutili a contrastare determinati fenomeni.
Si aggiunga poi l'inefficenza della giustizia, lenta e cavillosa all'eccesso forse peggiore di quella italiana ed ho detto tutto!
Il tutto lo misceliamo ad una tendenza, tutta brasiliana e se vogliamo piacevole fino alla scorso decennio (cioé prima che arrivasse il crack a sconvolgere il tessuto sociale), di mescolare aree urbane residenziali di classe media o alta con favelas, "comunidades", terreni invasi in cui, senza che le autoritá municipali intervengano, per magia, in poco tempo, sorgono baraccopoli dove lo spaccio del crack é, insieme con i furti e le elemosine, l'unica economia. Immaginate come possa questo mondo miscelarsi civilmente con l'altro mondo costituito da una classe media impegnata, lavoratrice e sempre piú consumista ed esibizionista ed una classe alta che sfoggia veicoli del valore di appartamenti di lusso e che manda i figli in scuole di lusso la cui retta mensile é il salario della maggioranza degli operai.
Questo é il Brasile, dietro le "prodezze" economiche del timoniere Lula, celato dalla potente macchina propagandistica del governo "socialista".
A noi non resta che aspettare, domani, le prossime edizioni dei telegiornali e di sperare che la violenza urbana non abbia fatto altre vittime innocenti.

venerdì 21 maggio 2010

Punti di vista

Cari lettori (pochi purtroppo ehehehe), oggi volevo tediarvi con alcune notizie circa la terribile situazione del traffico in Fortaleza e di come un'ora di pioggia blanda possano rendere impossibile la giá caotica circolazione per le strade della grande cittá equatoriale....peró mi sono imbattutto in un post su Scappo.it (blog che leggo costantemente perché popolato da tanti sognatori e quindi d'idee interessanti) che ho trovato molto centrato.
Lo ha scritto una brasiliana che vive in Italia ed io l'ho condiviso.
Qui di seguito il post con il mio commento ed il link per l'accesso diretto al post su Scappo.it

ciao a tutti, sono brasiliana e sono venuta in Italia pe studiare e perchè ho trovato un'italiano :P e perchè credevo che l'europa fosse il paradiso, che tutti vivessino bene etc, tanti in Brasile hanno quest'immagine del "primo mondo".già all'università ho visto che non è propio cosi, a venezia sono tutti snob, con vistiti di griffi, nessuna ragazza usa gonna! in brasile c'erano dei ragazzi che portavano la tavola di surf per andare al mare dopo le lezioni, tanta festa e amici...qui invece...da noi si va al bar (e ci sediamo, perchè il prezzo della bira non radoppia se stiamo seduti, non esiste copperto), si parla, si gioca carte. Esistono stagi pagati, c'è legge che tutela gli stagisti... miei genitori sono professori pubblici, hanno fatto concorso senza problemi, senza raccomendazioni...mia mamma ha fatto due concorsi in 3 anni e è stata chiamata dalle due università. Non abbiamo soldi per ricerca, ma almeno i baroni non ci sono...se ci sono non hanno questo potere com in italia!
l'italia è tanto bella, ma vedo che è proprio un paese da vecchi...da noi quelli di 20 o quelli di 40 si divertono lo stesso. Sono andata via perchè non supportavo più la violenza , ma secondome il parlamento italiano è molto più violento, la tv qui è molto più violenta, e soffro ogni tanto con pregiudizi quando in realtà senza immigranti questo paese muore! Il brasile é bello perchè la gente è tanto diversa, un ebreo e un arabo hanno un negozio uno a fianco dell'altro e sono amici. Quello che ci colpisce è la differenza sociale, è una delle più alta al mondo. Spero davvero che con la crise in europa gli europei stanchi dei burocrati UE, politici conta balle, di questo euro vergognoso, della corruzione e dello "stablishment" immigrino in massa a brasile apposta per cambiare vita e cambiare mio paese, dove esiste ancora tanta burocrazia, corruzione, fame. I brasiliani da soli non ci la fann perchè un pò comme gli italiani nente ci stupisci più!

Brava. Hai sintetizzato la realtá dei due Paesi. Uno é in declino, economico e sociale e gli effetti spiacevoli cominciano a farsi vedere. L'altro é l'eterno paese del futuro, ricco di opportunitá e con un ambiente favorevole allo sviluppo ed all'integrazione; come tu stessa ammetti, sfortunatamente, molti storici problemi persistono in Brasile e troppi politici, compresi gli attuali, fanno "vista grossa" sui problemi e preferiscono fare campagna elettorale per garantirsi il comando nel futuro. Speriamo sí di poter contribuire per cambiarlo questo Brasile, in meglio e per poter farlo diventare un poco come era la mia Italia degli anni 80: felice, allegra, ricca ma non arrogante, con un popolo di lavoratori onesti e determinati, una grande classe media con ambizioni legittime e tanta speranza nel futuro. Speranza che adesso sembra scomparsa, insieme con quel popolo felice.

Postato da alessandro il 21/05/2010 alle ore 20:06

lunedì 10 maggio 2010

Il paradosso di Lula

Titolano i giornali a proposito delle recenti interviste rilasciate dal Presidente piú amato nella storia del Brasile: "Lula non vede come il suo partito possa perdere le prossime elezioni". Ammazza che umiltá! E che rispetto per la democrazia!
Pensate che questo "super presidente", pur di non far perdere al proprio partito ( PT al comando da otto anni) altri otto di supremazia e controllo delle impressionanti risorse nazionali, non ha esitato ad entrare personalmente in campagna elettorale, anche contravvenendo alla legge che impone il silenzio fino alla data in cui la campagna sará ufficialmente aperta.
Il tutto fatto con sotterfugi, astuzie e mezzucci da bassa politica.
Ma allora perché sará che questo tipo piace a cosí tanti? Non sará perché assomiglia molto ad un tipo umano molto diffuso in Brasile e ben adattato in un habitat naturale di corrotti ed ipocriti: il Faccia di Bronzo (oppure di Palta come si dice alle mie latitudini...)? Dov'é l'umiltá che un saggio statista dovrebbe avere?
La spiegazione é che in questo paese demoocratico, decine di milioni di brasiliani di fascia sociale bassa o medio bassa, la stragrande maggioranza della popolazione, vengono ancora obbligati a votare, a fronte di pene severissime e di esclusione sociale e, non avendo ne istruzione ne informazione e ne abitudine a crearsi un'opinione, vengono inesorabilmente utilizzati come masse di manovra dai politici del calibro di Lula (ma anche da moltissimi altri di altri partiti, per essere onesti). Solo numeri in statistiche facilmente controllabili quindi, ed é per questo che il Presidentissimo si sente tanto sicuro. Alla fine come potrá perdere proprio il candidato indicato da Lui, il Padre della Patria venuto dalle favelas e l'unico che ha lavorato duramente prima di essere presidente? Come potrá resistere l'immaginario popolare ad una trama tanto nobile?
Si, mi direte, ma i grandi passi avanti compiuti dal Paese? La scalata alle classifiche internazionali ed ai ranking economici? La grande popolaritá di Lula presso organismi internazionali? Come ce lo spieghi?
Io una mia idea ce l'ho: Il Brasile é un paese ricco e con ricchezze naturali inesplorate....é un paese latino, quindi con una tipologia di approccio politico e diplomatico conosciuto. Non trovate che chiunque abbia intenzione di prendere parte al banchetto fututo in terre tropicali debba cominciare a crearsi amicizie con il popolarissimo presidente e con il suo staff, anche correndo il rischio di eccedere in commenti positivi ed in definizioni grandiose? Tra l'altro il governo attuale dispone di un Ministro degli Esteri competente e tutt'altro che stupido; c'é lui dietro i passi di Lula all'estero.
Ma il paradosso qual'é? In otto anni, Riforma Tributaria: nada; Riforma agraria: nada; Riforma del legislativo: nada.
Accidenti come é cambiata la faccia del Paese con gli effetti di queste riforme!!
Peró adesso tutti sono piú ricchi...sí, in debiti fatti per comprare auto, moto, frigorifero, case, TV al plasma ecc....Per accellerare l'economia si dice, per creare un circolo virtuoso (risata). Ma virtuoso per chi se la maggior parte dei lavoratori guadagna ancora 600 Reais al mese??
La televisione dice che cosí facendo, la classe E, i poveri insomma, stanno migrando nella classe media...ma come é che le piazze della cittá sono occupate costantemente da senza tetto, balordi, drogati, storpi, puttane e poveracci di tutti i tipi? E le periferie zeppe di nullafacenti e di agglomerati "urbani" che piú somigliano a gironi infernali che ad aree residenziali? Da che classe saranno mai migrati questi? O forse le statistiche si sbagliano....

lunedì 3 maggio 2010

Calcio o meglio: Futebol

Sì, oggi lasciamo da parte le notizie sull'avanzata della criminalitá nella grande cittá equatoriale (ma non credete che sia per mancanza di materiale!) e parliamo di due fatti legati al mondo del calcio.
Ieri si é svolta la finale del Campionato statale di calcio del Ceará, vinta meritatamente dal Fortaleza ai rigori contro il da sempre rivale Ceará.
Non sto a dilungarmi molto su quanto sia noioso questo torneo. Gli unici due team che da tempo immemorabile riescono a giocarsi la finale sono i due sopracitati; il resto delle squadre iscritte presentano un livello tecnico bassissimo e solo raramente arrivano alla finale. Immaginate quindi 6 mesi di partite scapoli vs ammogliati con feste che si ripetono per ogni piccolo successo delle due "super-squadre".
Basti pensare che la formula prevede addirittura una finale per il girone d'andata, con tanto di campione e di coppa ed una analoga per il ritorno con tanto di campionissimo: insomma un calcio da strapaese magari anche di altri tempi, senz'altro di altri luoghi.
Le tifoserie locali poi sono uno spettacolo a parte: infatti é incredibile come riescano a fare tanti danni in cosí poco tempo. 30 sono gli autobus gravemente danneggiati ieri con feriti, arresti, cariche della polizia, paura generalizzata in una domenica di festa.
Le tifoserie "organizzate" sono note per essere composte in buona parte da componenti le peggiori gangs della cittá e da adolescenti nullafacenti e prossimi ad entrare nelle fila della criminalitá piú o meno organizzata.
State pensando che anche da noi succede? Forse, a volte....ma mai riusciró a rendervi l'idea di come succede qui e di quanta differenza ci sia anche in questi tristi eventi...la classe italiana é ancora la migliore!
Altra notizia riguardante il mondo pallonaro é questa: " Brasile sulla strada sbagliata per i mondiali 2014 ".
La FIFA avverte: il Brasile é in grave ritardo sui lavori per il mondiale del 2014.
É impressionante come il Brasile sia in ritardo (ma va?) ha detto l'incaricato FIFA, mostrando preoccupazione soprattutto per le inevitabili soste per elezioni in ottobre e per il famigerato Carnevale che, parole sue, blocca il paese per un mese!
Cosa posso dire: una istantanea del Brasile e dei brasiliani.

martedì 27 aprile 2010

Morire per una moneta nella grande cittá

Purtroppo vorrei, e lo desidero veramente, scrivervi a proposito di belle notizie, darvi il resoconto di un'altra splendida giornata in quello che per molti é un paradiso tropicale....Purtroppo non trovo niente di tutto ció e sono costretto ad annotare su questo mio diario, un'altra stupida morte, un'altro episodio disumano.
Capita in una domenica notte qualunque, nella grande citta ai piedi dell'equatore, a due ragazzi qualunque, nel fior della giovinezza e con un futuro tutto da inventare...capita all'uscita di una delle molte case di forró, discoteche popolari forse unico divertimento per tanti. Un balordo, anche lui come tanti sparsi per la cittá ed a cui la legge non chiede nulla in cambio, si avvicina ai due ragazzi e chiede monete...i dettagli sono imprecisi ma, dalla primitiva richiesta si passa al tentato furto di un cellulare e, probabilmente, ad una reazione che costa ad uno dei ragazzi un fendente al petto con un pezzo di vetro. Nessuno pensa alla gravitá della situazione, l'ambulanza é chiamata, la polizia accorre ma si limita ad isolare lo spazio dai curiosi. Neanche pensano, forse per imperizia, a praticare misure per contenere l'emorragia...loro non sono lí per quello, sono i tutori dell'ordine giusto? Il ragazzo muore dopo mezzora, l'ambulanza arriva ma fuori tempo massimo. Bastava poco e forse si sarebbe salvato invece se ne é andata un'altra vita....
Il delinquente assassino é catturato: triste consolazione. Risulta essere noto alla polizia; la "giustizia" lo ha lasciato a piede libero per uno dei tanti cavilli che rendono impossibile la pulizia di queste cittá da tanta sporcizia umana.
Non ci resta che aggiungere che, probabilmente, tra qualche anno, grazie ai tanti programmi che beneficiano di libertá vigilata tutti i carcerati, sará di nuovo per le strade di questa grande cittá ai piedi dell'equatore, magari in una domenica notte qualunque fuori da una qualunque casa di forró.

venerdì 23 aprile 2010

Di nuovo niente di nuovo

Salve a tutti. Dopo qualche mese di assenza dal blog, non certo per mancanza di novitá e di notizie curiose sul Grande Paese gialloverde ma per motivi professionali, ritorno con qualche notizia che non puó certo essere considerata una novitá da queste parte ma che comunque merita per la sua atipicitá.

Titola il giornale: "Banditi armati assaltano centro di distribuzione di figurine" Come? letto male? tradotto male dal portoghese? No! 130000 figurine Panini della coppa del mondo di calcio 2010 sono state rubate ieri con un'azione condotta da ladri orgnizzati e ben armati che hanno svaligiato un deposito della provincia paulista, facendo ostaggi i 30 dipendenti. Si calcola una perdita di circa 20000 reais. Due le considerazioni: Tra un po' assalteranno anche i bambini nelle scuole mentre sono intenti a scambiarsi le figurine nel famoso e intergenerazionale "celo manca" ed é il caso di dire che le figurine stanno veramente andando a ruba!!

Italiano ricercato dalla Interpol è arrestato in Canoa Quebrada (litoral) mentre stava tranquillamente godendo di un meritato riposo nella paradisiaca spiaggia, in compagnia di un buon numero di avvenenti ragazze. Gli inquirenti hanno infatti messo le mani su di uno dei maggiori trafficanti internazionali in azione da queste parti.
La notizia non é una novitá e quindi calza perfettamente con il titolo dell'articolo: da anni le spiagge brasiliane sono habitat privilegiato per fannulloni, scappati di casa e da carceri di mezzo mondo e di impostori di ogni tipo, ognuno rigorosamente accompagnato dalle sue fedeli compagne locali, come squalo e pesce-pilota ed ognuno con quello stile tipicamente "made in Italy" visibile sia dal taglio del capello sia dall'alta moda in spiaggia. Purtroppo i commenti dei locali non sono cosí umoristici nel dipingere la figura dello straniero, mettendoci ahimé tutti nello stesso fascio di trafficanti, pedofili e puttanieri. Andiamo bene...