venerdì 18 settembre 2015

Un atto di eroismo.

una foto che spiega molto del Brasile attuale dove tutto costa carissimo e, se non fai parte dell'elite, degli strapagati funzionari pubblici sempre in sciopero  o non hai una cospicua rendita in euro, il tuo lavoro, per quanto duro, appena ti sfama... 15 anni di lulopetismo: il nulla dietro le menzogne ed un Paese da rifondare. Ce la faranno mai? I soldi pubblici sembra siano finiti. Speriamo sia vero quello che si diceva sul socialismo: che finisce quando finiscono i soldi degli altri.

giovedì 10 settembre 2015

Niente di nuovo dal fronte brasiliano

Salve a tutti. É un po' di tempo che non scrivo. Penserete che mi stia dedicando a cose piú interessanti? Sbagliato. Qualcuno vive, altri sopravvivono, in un Paese che non cambia mai, che non ha la possibilitá di cambiare mai. É nato cosí, fatto cosí, come l'Italia. Quasi gemelli. Chi viene qui sperando di disfarsi dei mali italici, vedrá che la sensazione di aver centrato l'obiettivo gli durerá fino a quando finiscono i soldi portati dalla madrepatria, oggi beninteso molto ben valutati con un cambio che supera i 4 Reais e che permete che l'effetto placebo duri molto di piú. Ma prima o poi finisce e ti ritrovi con il solito Brasile: mal gestito, inconcludente, populista, pseuso-socialista, bolivariano, istintivo, senza programmazione, amministrazione, deturpato, sperperato, rapinato dai propri governanti (che peró lo fanno in nome del popolo), impaurito, violento (gli indici di criminalitá aumentano e ne fanno il paese piú pericoloso al mondo mentre il parlamento nasconde le leggi che potrebbero affrontare tale calamitá), senza rispetto per se stesso e per la propria gente, ipocrita, Potrei continuare ma mi fermo. Sono quasi le stesse caratteristiche del Bel Paese, salvo che noi siamo inseriti in un contesto storico e geografico differente e godiamo di una ricchezza di base, accumulata nel tempo, che si estinguerá, forse, ma in un lasso di tempo molto piú esteso.
Venti anni fa avevo detto, nelle conversazioni con amici od a me stesso, che ci sarebbero voluti venti anni per trasformare il Brasile, potenzialmente un paese di grandi opportunitá, in una nazione evoluta in cui i cittadini potessero essere responsabili di un salto di qualitá nella loro formazione culturale e nel loro senso di cittadinanza (allora molto poco evidente). Il modello Corea del Sud, insomma. Le possibilitá il paese le aveva: ricchezze naturali, un popolo giovane, un nuovo modello politico, una moneta finalmene stabile, godeva poi della fiducia e della simpatia mondiale. Purtroppo nulla si é verificato, ve lo confermo. Forse il mantra dei venti anni é ancora attuale: "ci vorranno altri venti anni"... o facciamo trenta per non sbagliarci! 
Oggi i giornali parlano di declassamento del paese nella fascia di rischio di investimento, come venti anni fa. Nulla di piú giusto per coloro che lo hanno governato insensatamente, mentendo spudoratamente ai propri cittadini ed agli analisti economici internazionali. Oggi il governo consegna al parlamento un bilancio con 30 miliardi di reais di vuoto cosmico... Nuove tasse in vista, uscita di capitali, rallentamento dell'economia... Il Brasile di sempre insomma: l'eterna incompiuta, paradiso per pochi, stimolo all'arte di arrangiarsi per molti, perché questa é l'unica maniera di vivere in questo paese dove devi trovare ogni giorno gli stimoli per andare avanti e reinventare tutto ogni minuto.
L'inflazione al momento sfiora le due cifre, i prezzi aumentano ovunque ed anche le alternative popolari, sempre presenti in questo paese classista, cominciano ad andare un po' strette per le tasche di molti. Il Paese retrocede al momento 2,5% ed é previsto che anche il prossimo anno non possa conoscere ripresa. Si pensa che questa verrá nel 2017, giusto in tempo per preparare le elezioni del 2018 ed il ritorno trionfale di re Lula, per milioni padre della Patria, arnese arrugginito di ideologie disgraziate ma ancora in grado di mantenere il suo gruppo di corsari al controllo per ulteriori otto lunghi anni. Al resto penserá la propaganda politica (qui obbligatoria, nauseante quanto insistente) con il suo messaggio fuorviante. Noi andremo avanti: qualcuno ce la fará e si riterrá contento di aver scelto il Paese (io direi soprattutto fortunato), altri si isoleranno e cercheranno di non sapere cosa succede, vivendo oniricamente in qualche angolo nascosto; altri si compreranno la sky e vedranno l'Italia e godranno da lontano delle disgrazie altrui, anche loro contenti di aver scelto il Brasile: Paese che non cambia mai.