lunedì 16 settembre 2013

Il difficile risorgere della Praia de Iracema

Una passeggiata domenicale sul lungomare di Iracema mi ha offerto l'opportunitá per alcune inevitabili riflessioni: come riportare il quartiere simbolo del glamour di Fortaleza ai fasti del passato? E soprattutto: é ancora possibile farlo o purtroppo i tempi sono decisamente cambiati? Il progetto di riqualificazione dell'area langue, mi sembra di capire. La pavimentazione, fatta con materiale mediocre, posto in opera in maniera ancor peggiore, giá dimostra l'usura e l'accumulo di sporcizia. La mancanza di ordine e divisione degli spazi pubblici genera un appropriarsi sconclusionato di tutto, senza considerarne gli effetti: si passa dai pattinatori, chi piú chi meno abile ma tutti ugualmente pericolosi, agli skate da utilizzarsi, per essere figo, rigorosamente sull'arredo urbano, danneggiandolo e diminuendone la vita utile; dalle biciclette ai tricicli, piú o meno in convoglio ed in perenne lotta con i pedoni; mettiamoci poi pallonate varie di chi lo spazio lo usa per una "simpatica" partitella di calcio, eppoi i mille venditori ambulanti non qualificati, la mancanza quasi assoluta di controllo di polizia; facce da galera totalmente a piede libero fra i passanti ed i bagnanti; mendicanti, senzatetto e drogati a disputare lo spazio di quello che una volta era il ritrovo divertente e nottambulo della cittá.
Di nuovo, come in altri post ho evidenziato, noto come i progetti pubblici qui non siano mai terminati: appaiono sempre in forse, sempre traballanti, sempre con quel non so che di precario. Analizzando, vediamo i resti diroccati di quelle che una volta erano fiorenti attivitá commerciali, ora ritrovo per disperati. Anche il mitico ristorante "Sobre o Mar" ha gettato la spugna e, in pochi mesi, ció che resta della sua struttura serve solo a suscitare ricordi in chi, come il sottoscritto, qui ha vissuto momenti bellissimi. Alcuni edifici storici, testimonianza di come la cittá intraprese, negli anni quaranta e cinquanta, la sua traiettoria turistica, sono stati restaurati ma il tutto figura come fuori contesto. Non sai che cosa il progetto di riorganizzazione si proponeva e che cosa vuole attualmente essere. Non sai se sará un museo all'aperto o se tornerá ad essere un cuore commerciale e di divertimenti. Difficile a dirsi quando, per le amministrazioni attuali, anche una semplice decisione logica comporta la discesa pericolosa e senza risalita nel campo delle ideologie ed il peregrinare nei decenni in un oceano di congetture, senza sbarco in porto alcuno. Perché non c'é nulla che duri davvero in Brasile? perché una cittá riesce a distruggere in pochi anni la Praia de Iracema ed il Mirante, punti turistici conosciuti, locali vivi, dove la vita di Fortaleza scorreva realmente con un ritmo ed uno stile differente, posti che hanno contagiato migliaia di visitatori? Perché questa incuria, leggerezza, superficialitá? Eppure sono posti bellissimi, invidiati da chissá quante cittá al mondo che, al posto della legittima proprietaria, mai avrebbero permesso che fossero distrutti. Mi ricordo la praia de Iracema di vent'anni fa: qualche italiano faceva addirittura paragoni con la nostra riviera ligure tanta era la bellezza, la tranquillitá, quell'atmosfera di vacanza perenne! Magari esageravano ma seduti ai tavolini dei bar a guardare il mare e la vita equatoriale della cittá che lí scorreva...qualche analogia la si poteva certamente cogliere. Ora invece siamo costretti a dividere lo spazio dello storico quartiere con una fauna di disperati, drogati, opportunisti di tutti i generi. É inutile: per quanto si tenti di nascondere il pattume sotto i tappeti, questo riappare, segno di come siano state fallimentari le politiche sociali ed educative dei decenni passati. Anni in cui troppi pensavano ad acquisire potere ed a spendere ció che da questo derivava ed il popolo era solo una parola da usare ogni quattro anni, simbologia retorica ed ideologica da sfruttarsi ed ingannare. Ed in virtú di ció, per quanti sforzi le autoritá facciano nel modernizzare, migliorare, rinvigorire la cittá, ci si scontra sempre con una grande parte di essa, dei suoi abitanti, che ne vivono al margine, che non respirano la stessa aria affaristica od ottimistica proiettata nel futuro, che non condividono scelte e progetti, non ne rispettano l'essere e ció che vuole diventare perché sono il prodotto incosciente del nulla offerto negli anni passati.
Da parte mia, forse da nostalgico, mi auguro che torni, magari in parte, ad essere come prima ma mi rendo conto che ció é forse impossibile da realizzarsi: al pari degli altri mi adegueró, ritagliandomi uno spazio fra gli skate e le biciclette, fra mendicanti e passanti di questa cittá che, come tutto in Brasile, non si ferma mai.

lunedì 12 agosto 2013

Traffico avventuroso (e pericoloso)

Succede ogni tanto di riflettere sulle tante, troppe, storture di questo Paese. Quando ho aperto questo blog l'ho fatto per cercare d'informare, mostrare la realtá per aiutare a prendere la giusta decisione. Il Brasile inizialmente ti ammalia, seduce e ti ipnotizza ma poi, inevitabilmente ti svegli dal viaggio e ne vedi, purtroppo, i lati peggiori. Che poi sono quelli che coloro che qui ci sono nati vedono da sempre ma fanno finta di nulla: non per niente si dice che in Brasile si vive un giorno alla volta. Questa provvisorietà, questo essere sempre nel mezzo dell'indefinito, dell'incompiuto, questa impossibilità di programmare, il perenne senso d'insicurezza, colpisce la maggior parte di noi europei, da mezzo secolo abituati alla vita stabile, pianificata, al welfare efficiente, il posto di lavoro sicuro, la pensione ecc. (ok, sappiamo tutti che le cose pure lì stanno cambiando...ma facciamo finta per un attimo di stare ancora al 2008, eppoi vedrete che le differenze fra "qui" e "lí" ancora sono tremendamente grandi...). 
Tornando alla mia riflessione di cui accennavo, bene, partiva dal presupposto che non di sola criminalitá si puó facilmente morire da queste parti (vedi post meno recenti e statistiche sui crimini), non solo di delinquenti comuni che, graziati da una legislazione ipocrita e paranoica hanno perso anche il minimo senso di rispetto per l'essere umano, non unicamente di fila d'attesa per un esame o un trapianto in unitá di salute che funzionano solo poco prima delle elezioni si lascia questo mondo. Come se non bastasse, il Brasile é infatti da record anche per le morti nel traffico di veicoli. Nelle grandi cittá come nei piccoli centri, nelle periferie come nelle vie del centro, anche qui le statistiche mostrano numeri da brivido: nel 2007 ci furono quasi 70000 morti (avete letto bene), per poi ridursi di qualcosa negli anni a seguire, forse quando, ma non é provato, la sproporzionata legge sull'alcol fu introdotta. La stessa fonte, molto autorevole, riporta che da queste parti il rischio di morire in un incidente di transito e doppio rispetto agli USA e triplo rispetto al vecchio continente, dove le morti sono in netta controtendenza. Le cause? torniamo su di qualche paragrafo e citiamo: "Questa provvisorietà, questo essere sempre nel mezzo dell'indefinito, dell'incompiuto...". Proprio cosí. Provate a circolare sulle strade brasiliane, soprattutto nel nordest, e, tranne in rarissimi casi, ve ne renderete conto. Una superstrada finita oggi domani comincerá a presentare strane e minacciose fessure nell'asfalto che presto si trasformeranno in buchi, i quali, malamente e frettolosamente tappati, trasformeranno presto, e sempre con quel senso dell'evoluzione verso il peggio, quella che era una strada in un percorso di guerra. Altri pericoli sono rappresentati dalla vegetazione mai tagliata che invade la carreggiata, dagli animali in libera uscita, cavalli, asini con due e quattro zampe, cani e gatti, dall'inesistenza di segnaletica orizzontale, di guard-rail, da improvvise mancanze di asfalto a causa dei lavori (molto rari e saltuari a dire il vero) di ricopertura asfaltica e che ti fanno compiere veri voli senza nessunissimo avviso di riduzione di velocitá, portandoti a transitare, magari in moto ed a 100 all'ora, su condizioni di fondo che imporrebbero una chiusura alla circolazione. E mettiamoci nel mazzo anche la mancanza di controlli di polizia, i camion caricati all'inverosimile che sfondano il fragile manto di asfalto e la popolazione che, inaugurata una strada, si ostina a costruirci catapecchie ai lati, provocando un vai vieni di attraversamento, fra veicoli sfreccianti, tentando la sorte, sfidando la morte. Qualcuno, intelligente, si chiede perché gli ingegneri non hanno previsto lí, in una superstrada a 8 corsie, un passaggio pedonale ed allora spacca a picconate, nel cuore della notte, gli spartitraffici per poter facilitare il passaggio dei "pedoni"...e va bene se, in mezzo alla strada e sempre di notte, non ci scarica un quintale di cemento facendoci una bella ed estemporanea cunetta! Dopo circa dieci morti, l'autoritá decide che quella superstrada é pericolosa e, piazzandoci un bel radar, ne limita la velocitá ad anacronistici 40 km/ora! Ma non era meglio proibire le costruzioni al lato?
Nei centri rurali invece la cosa si complica ed il pericolo é rappresentato, oltre che dai precedenti, anche da ragazzini di 12 anni che guidano ogni mezzo di trasporto, dalla bicicletta all'autobus, da moto che sfrecciano caricando anche 4 persone, tutte rigorosamente senza casco, tutti senza patente, tutti senza documenti in regola. Ma che bello! Che regno dell'assurdo. Tanti controlli e la galera a chi guida dopo essersi bevuto una lattina di birra ed il niente assoluto a pochi chilometri di distanza. Ovunque poi, nelle cittá, interno ed autostrade, milioni di autisti irresponsabili, visti personalmente spingendo a velocitá impossibili vere carrette oppure sfrecciando, sempre a velocitá assurde, con potenti SUV, radendo i malcapitati che si trovassero sul loro nefasto cammino; oppure entrambi, carrette e suv, a tagliare la strada senza avviso, a cambiare di direzione senza segnalare, guidando con il cellulare in una mano e l'altra sulla coscia della fidanzata; TIR impazziti frenando a pochi centimetri da veicoli che tentano di rispettare i limiti di velocitá. Il tutto senza apparentemente neanche un controllo a non essere quello fatto dai temuti "radar" che applicano multe salatissime ed alle quali sembra che ormai tutti si siano allegramente abituati: una bella inchiodata sotto la linea del sensore, chissenefrega di quello di dietro, e poi via sparando fino all'ultimo cavallo della carretta o del SUV. Patenti ed autoveicoli per tutti, signori ed andiamo avanti, fino all'ultimo cavallo. É la regola. Ci protegga Dio perché la situazione e lontana dal migliorare. Un saluto a tutti.

lunedì 29 luglio 2013

Sviluppo umano: indici in aumento

Come succede da un po' di tempo in qua, i miei post sono sempre di piú pagine di un diario realista della vita di un povero (in tutti i sensi) europeo in Brasile e sempre meno consigli di vita per coloro che si trasferiscono (a dispetto dello slogan che coniai quando inaugurai il blog). Infatti, penso che non ci sia proprio piú nulla da consigliare a chi sta facendo quest passo, a non essere un buon psicoanalista oppure un maestro zen! 
Allora andiamo con la notizia del giorno e che fedelmente registro in maniera da poter vedere fra alcuni anni se il mio pessimismo era motivato o no: é aumentato negli ultimi venti anni l'indice di sviluppo umano brasiliano (HDI o IDH in portoghese). Costituito da decine di parametri, l'indice é certamente adatto a misurare la qualitá di vita delle cittá e paesi in generale. Quello brasiliano passa, in vent'anni, da "basso" ad addirittura "alto"... misteri della fede, visto che il Papa stava tra di noi la settimana appena trascorsa. O forse rigoroso copione, il quale pretende che ad un aumento di PIL si faccia immediatamente seguire un aumento di qualitá della vita. Frigoriferi e televisori ultrapiatti per tutti trasformano quindi un Paese in cui fatichi a trovare strade decenti persino nelle capitali, la gran parte delle cittá sono periferie senza capo ne coda, dove un campetto di calcio con erba é un sogno (figuriamoci piscine), dove fognature ed acqua corrente sono ancora appannaggio di pochi quartieri, in un modello di sviluppo occidentale. Beh chiaro, cosa vi aspettavate dopo gli ultimi anni di "straordinaria crescita economica"?
Ah, per noi poveri nordestini, la cosa va un po' peggio: l'indice non arriva che a valori considerati medi e fra le 50 migliori cittá brasiliane, non ne appare nessuna che si affacci su latitudini prossime all'equatore... Fra gli stati del Nordest spicca il Rio Grande do Norte, seguito dal mio Ceará che agguanta un lusinghiero 2º posto. La capitale ottiene il maggior punteggio (che poi non é sto gran ché!) mentre molte cittadine dell'interno, ahimé, non hanno di che essere felici, con indici anche al di sotto del medio. Chi si accontenta gode, dice il proverbio...
Poi se guardiamo da vicino i dati a tutti i livelli, vediamo che il quesito "longevitá" é quello che piú ha contribuito a far decollare l'indice ma quello "educazione" é rimasto pressoché invariato, denotando quanto poco si sia fatto per far progredire una nazione e venendo, anche se solo parzialmente, a spiegare il perché di un Paese in cui si ammazzano quasi 50.000 persone all'anno, la maggioranza giovani, negri e con insignificante livello scolastico. Proprio l'indice della violenza, in aumento in tutto il Brasile (in barba alle pasticciate statistiche che ogni Comune adatta a piacimento), non sembra essere preso sul serio dai ricercatori che stilano annualmente l'indicatore IDH. Eppure, alcuni eminenti analisti e studiosi brasiliani sono arrivati, suffragati dai dati resi noti sui tantissimi morti in giovane etá, addirittura a ipotizzare una rapida flessione del favorevole attuale rapporto demografico, previsto dagli economisti come una delle carte favorevoli alla crescita "esponenziale" (secondo quanto pregato da ogni pulpito governativo) dell'economia brasiliana. Il calcolo é presto fatto: in 20 anni si perdono 1 milione di vite vittime della criminalitá, della droga e di fatti collaterali...senza contare coloro che, pur vittime, non perdono la vita ma rimangono con traumi impossibili da curare. Un numero impressionante di vite, di energie, di forza lavoro, di cervelli, futuri campioni, artisti, scienziati, operai di un paese proiettato nel futuro. O che almeno dovrebbe esserlo.
Forse di tutto ció é piú importante la longevitá, come dire che stare 5 anni di piú in questo scenario benedetto sia, o rappresenti, un valore aggiunto; se calcoliamo poi che la maggioranza li passerá, questi anni, con pensioni e stipendi da fame, facendo file per ogni cosa e sopravvivendo ogni volta che, sfortuna vuole, si debba entrare in un ospedale pubblico, non é che sia molto incoraggiante.
Ma tant'é, cosí sono gli indici e cosí continua la vita nel grande Gigante sudamericano, il quale ha provato a svegliarsi, ci ha fatto sognare, ma poi é tornato pigramente a dormire. Un'altro giorno é passato, siamo ancora vivi, grazie a Dio. Avanti ed alla prossima allora! Un saluto a tutti.

mercoledì 1 maggio 2013

Stella rossa e prezzi stellari

Un amico scrive su Facebook a proposito dei prezzi in rapido aumento in Brasile. La ricchezza si solleva padrona: i ricchi sempre piú ricchi in splendide ville cinematografiche, i poveri sul lastrico come sempre e la classe media, la tanto vantata classe media do Brasil, quella in cui le magie contabili e statistiche di Lula e Co. avevano fatto confluire decine di milioni di persone, lavorando 15 ore al giorno (a meno di essere un impiegato ministeriale, il barista del Congresso di Brasilia, un poliziotto federale, un tecnico del giudiziario o un consigliere comunale) per poter pagare la scuola dei bambini ed il piano sanitario, servizi che il Governo, a cui paghiamo il 40% di tasse non offre. Ecco a seguire la mia visione sul fenomenale aumento di prezzi (tralascio di commentare l'operazione lifting del Governo sulle cifre dell'inflazione). 
"Qui a Fortaleza la super-valorizzazione degli immobili, aumentati in pochi anni anche del 300% ha arricchito migliaia di persone. Un controvalore impressionante che ha fatto di Fortaleza la 1ª cittá per PIL prodotto nel Nordest e la 9ª in Brasile. Milioni riversati sul mercato (i brasiliani spendono e non risparmiano), potere acquisitivo in aumento, aumento dei prezzi, inflazione. Sono stato recentemente a São Luis, Maranhão, mi sono spaventato per i prezzi alti e per le isole di lusso faraonico in uno stato  che immaginavo povero. La gente fuori a riempire i locali lussuosi e prezzi altissimi...anche qui mi dicono che il mercato immobiliare (a mio parere dove stanno riversando fiumi di soldi gli investitori stranieri) stia tirando a mille...molti europei hanno fatto convergere qui milioni di euro: sono solo "piccoli" risparmiatori, pensiamo ai grandi speculatori internazionali che scenari prosperi trovano in Brasile; 2º problema. Il Governo pseudo socialcomunista PT ha fatto scendere la Selic troppo in fretta e troppo...abbandonata le leva cambiale che avrebbe fatto in modo che entrassero prodotti migliori a prezzi piú economici contrastando lo strapotere delle industrie locali, trasformatesi in pochi anni in meri importatori e distributori di prodotti cinesi, rivenduti ad alto prezzo sul mercato interno per ingrassare a dismisura i conti dei soliti... La chiusura all'importazione (tranne che per i cinesi ai quali i  brasiliani vendono ferro, olio, soia e zucchero a miliardi di tonnellate) e la deindustrializzazione non facilitano...le industrie brasiliane sono arretrate, con scarsa produttivitá, un costo del lavoro elevatissimo a incidere quindi sui prezzi finali...Vedete in giro sempre e solo gli stessi prodotti, senza qualitá ma venduti a prezzi esosi. Ci chiediamo ancora cosa fa aumentare i prezzi...A scusate, mi dimenticavo: si aumentano i terreni per coltivare soia, canna da zucchero, mais (per il famoso etanol da rivendere all'estero e far confluire miliardi di dollari nelle tasche dei grandi latifondisti)...tutti prodotti da export ma non si vede aumento nei terreni destinati a ortaggi per esempio. Qui nel Ceará si parla da anni di ampliare i perimetri irrigati ma sono solo parole e cosí i pomodori e le carote arrivano alle stelle. La Petrobras fa una bella e patriottica pubblicitá, stile stella rossa, per dire che sta estraendo il petrolio pre-sal...ma si dimentica di dire che lo vende all'estero in cambio della benzina (molto piú cara) che arriva poi ai distributori a quasi 3 reais!" 
Alla prossima, un saluto a tutti.

domenica 3 marzo 2013

Traiettoria balistica (o ballistica)?


Giornali e televisioni hanno enfatizzato ieri i dati consolidati ed ufficiali riguardanti il PIL brasiliano. Ebbene, i toni non potevano che essere di preoccupazione per la scarsa crescita ottenuta dal paese nel 2012. Il dato ufficiale attesta il PIL allo 0.9 percento, pochissimo per un'economia in via di sviluppo. Il Paese si classifica quindi come il peggiore dei BRICS, ristagna nelle ultime posizioni nel centro e sud-america, dove é superato da Messico e persino da Argentina, per quanto riguarda l'anno trascorso. Una situazione che agita gli analisti politici ed economici soprattutto con il raggiungimento del decimo trimestre consecutivo di crescita inferiore all' uno percento. I numeri brasiliani, fra i peggiori anche del gruppo dei G20, smentiscono il governo che attribuisce il crollo alla perdurante crisi mondiale. Di fatto, c'é che le imprese non investono piú; e questo malgrado le linee di credito molto allettanti offerte dalle banche e la forzata discesa del tasso di sconto (SELIC). Le condizioni sul territorio non sono cambiate e fare impresa in Brasile si scontra con il Risco Brasil (Rischio Brasile) ovvero: scarse ed inefficienti le ferrovie, da rottamare la maggioranza delle strade, pochi e vecchi i porti ed aeroporti, burocrazia, imposizione fiscale elevata a fronte di servizi ancora da terzo mondo, scarsa mano d'opera specializzata, corruzione. Per quanto mi é dato di vedere, nulla é cambiato nei dieci anni di governo lulista, il quale é stato bravissimo a vendere un prodotto che non c'era. O meglio: una scatola riccamente illustrata, con le immagini del PAC 1-2, del programma MCMV (attualmente, al massimo, al 20% di costruzioni popolari realizzate), delle grandi opere come il canale dell'integrazione ed al cui interno peró troviamo il rompicapo di un paese smontato, che dalla fine della dittatura va avanti da se, in un succedersi di governi che, per la fretta di riempirsi le tasche e di andarle a svuotare negli USA od in paradisi fiscali, mai si sono preoccupati di progettare, pianificare, costruire e mantenere un sistema di scuole pubbliche efficienti, cittá organizzate ed a misura d'uomo, ferrovie e sistemi di comunicazione avanzati. Queste erano le vere opere da realizzare e da mettere nella confezione del Prodotto Brasil. L'ultimo governo, idolatrato da milioni, in patria e fuori, si é allineato ai precedenti, proponendo, a differenza di quest'ultimi, una manciata di ideologia bolivariana, molto populismo, uso della propaganda televisiva e del marketing come solo la sinistra sa fare e pure qualche buon risultato, sia chiaro, come l'aver evitato svendite di tesori nazionali (al contrario del predecessore immediato), aver generato ottimismo e fiducia mediante l'estensione del credito alle classi meno abbienti ed aver aumentato, cosa sin'ora mai successa, il potere d'acquisto dei salari, quasi raddoppiato in dieci anni. Qualcosa di piú lo si é fatto nel Nordest. Nel Ceará per esempio il ritmo di crescita degli ultimi anni é doppio rispetto alla media nazionale. Le grandi opere di struttura economica realizzate nell'ultimo decennio, come il porto di Pecem, le nuove in divenire come l'acciaieria e la raffineria e la valorizzazione del mercato immobiliare hanno contribuito a spingere la crescita a livelli quasi asiatici. Anche qui peró ci fermiamo davanti ai problemi nazionali, alle scelte adottate dal governo in tema di cambio monetario e di tassi di sconto, alle politiche economiche che penalizzano l'importazione, per timore atavico che questa possa, mediante il maggior afflusso di prodotti di qualitá, aumentare la sempre temuta inflazione e per soddisfare desideri lobbistici di industrie troppo spesso poco modernizzate, con alti costi fissi e che non reggerebbero la concorrenza. La mancanza generale di ferrovie, senza le quali nessun paese puó svilupparsi in maniera soddisfacente e coscienziosa, l'inesistenza di mano d'opera specializzata a causa di un sistema educativo anacronistico e fatiscente sono altri gravi problemi.
Come al solito fazioso, ipercritico e polemico direte voi. Ma é la realtá che chiunque non sia allucinato, viva da queste parti da sufficiente tempo per essersi svegliato dal sogno in cui era caduto all'epoca in cui ci venne per la prima volta in vacanza, puó confermare.
Il Brasile é una potenza. Ha tutto per esserlo. Ma gli ingredienti per preparare questa ricetta altamente energetica e dinamica non sono stati mischiati in maniera sufficiente nel decennio passato, quando si godeva di una congiuntura mondiale totalmente favorevole. Il Paese dispone ancora di grosse risorse e grandi riserve valutarie, oltre a banche pubbliche e private molto efficienti ed a strumenti finanziari che gli potrebbero permettere di cambiare la rotta, sostenendo finalmente l'industria manifatturiera, grande perdente degli ultimi anni (ad eccezione di comparti come l'automotive). Ancora per una quindicina d'anni sfrutterá un momento congiunturale positivo, chiamato effetto demografico, dato dalla crescita della popolazione attiva e quindi dei consumatori, nella fascia d'etá piú specifica per generare richiesta di prodotti e servizi. La speranza, per noi che qui viviamo, per coloro che guardano al Brasile come progetto futuro e per il mondo stesso é che i governanti comincino ora l'arduo lavoro di riorganizzazione politica, economica, territoriale, educativa che porti nel prossimo ventennio i risultati stabili che il Paese merita.

mercoledì 20 febbraio 2013

Le capitali del Nordest fra le cittá piú violente del mondo

Senza clamori eccessivi, come é ormai normale e confacente al piú tipico stile brasiliano, ovvero al famoso "tutto va bene Madama la Marchesa", é stata citata oggi da pochi e sparuti organi di stampa, una classifica stilata annualmente da una ONG messicana che lista le 50 cittá piú violente del mondo. Centro e sud America la fanno da padroni totalizzando 41 delle 50 piazze. Non poteva che essere cosí, visto che le stesse aree geografiche comandano anche la classifica per nazione, pubblicata in un precedente post. Il Brasile, chiaro, non poteva mancare in questo torneo e di queste 41 posizioni se ne garantisce 15, con Maceió addirittura brillantemente 6ª collocata, la "tranquilla e pacata" João Pessoa al 10º e, guarda guarda chi si vede, la nuova Capitale del Nordest, Fortaleza al 13º. Verrebbe quasi la voglia di trasferirsi a Brasilia, Curitiba e Belo Horizonte, appollaiate al fondo della classifica tra la 42ª e 49ª posizione, con percentuali dell'ordine dei 30/35 morti ogni 100.000 abitanti; o forse a Rio e San Paolo, ritenute le piú pericolose in Brasile ed invece fuori dalla speciale classifica che tiene conto del numero di omicidi complessivi per numero di abitanti. Tra l'altro, parallelamente oggi i giornali citavano il minor numero di morti all'anno avuto nel 2012 nello Stato di Rio, attestatosi intorno ai 4000 cristiani ammazzati, quasi ai livelli del Ceará, molto ma molto piú piccolo del potente e famoso Stato di Rio de Janeiro...Mi sovviene che qualcosa di sbagliato deve esserci non solo nelle tenere e compiacenti leggi  federali ma anche nelle politiche statali di approccio alla violenza. Logicamente, questi dati non impensieriscono i politici brasiliani, ne i legislatori,  che consentono ad esempio il regime di libertá vigilata ai Fratelli Cravino, autori di un orrendo duplice omicidio, dopo solo 6 anni di carcere, per altro neanche tanto duro. 
Coraggio amici, resistiamo indomiti fino alla nuova classifica 2014. Chissá che non riusciamo a vincerlo sto benedetto campionato!

domenica 17 febbraio 2013

Eccessi legislativi

Ci sono momenti in cui mi stupisco della radicalitá dei legislatori brasiliani. L'entrata in vigore, nello scorso dicembre, della nuova Lei Seca, ovvero i nuovi articoli che puniscono chi guida in "stato di ebbrezza" (lo messo fra parentesi perché, vedrete a seguire, come basterá poco ad entrarci in questo supposto stato) rappresenta uno di questi. 
É risaputo che ci sono due modi per cui una legge non c'entra il suo obbiettivo di giusta regolamentazione della vita sociale: quando non é applicata e quando é applicata in misura eccessiva, sproporzionata e non progressiva. 
Sono del parere che la nuova legge peggiori, se mai poteva farlo, la precedente. É una mia opinione. Sapete che sono polemico e spesso controcorrente ma credo che, anche stavolta, molti condivideranno. 
Togliere gli ubriachi dal volante, sacrosanto diritto della societá organizzata, non coincide col criminalizzare chi ha bevuto un bicchiere di vino a cena, o anche due. I due casi dovrebbero essere trattati progressivamente, il primo con l'arresto ed il secondo con una multa, anche questa progressiva secondo il tenore d'alcol riscontrato. Invece, il Brasile, il paese dei 40000 morti ammazzati all'anno, la terra col piú alto tasso di omicidi al mondo, forse per farsi ipocritamente perdonare le mancanze nella sicurezza pubblica e le leggi molli come burro fuso, si introduce prepotentemente nel novero dei 12 paesi al mondo in cui mangiare un cioccolatino al Rum e guidare spalanca, se pescati in flagrante "delitto", le porte delle patrie galere. Attenzione anche all'uso "sconsiderato" di prodotti per l'igiene dentale a base di alcool, perché pure questi, se mai non dovessero farvi passare una notte in cella, vi alleggeriranno comunque di quasi 2000 reais. Bello vero? Giusto? Nel passato carnevale, festa grande in Brasile, 90 km di percorrenza sulla statale litoranea nel Ceará, tre posti di blocco in cui, di buona mattina, i solerti agenti dell'ordine cacciavano disgraziati che avevano magari bevuto due birre la notte prima ed il cui organismo, particolarmente pigro, aveva commesso l'errore di non smaltire a sufficienza l'alcool introdotto.
Da non credere poi con quale cipiglio e serietá si sostiene la tolleranza zero: opinione contrarie non si vedono ne si sentono oppure sono, come lo sará la mia, fortemente osteggiate ed additate come prodotto di menti perverse, dedite all'alcool e quindi fortemente sofferenti di stati allucinatori. 
Mentre la "giustizia" randellava nel buio i cittadini onesti alla caccia di qualche deficiente che si ostina a guidare veramente ubriaco, nelle periferie di Fortaleza, le note e permanenti bande di criminali se la spassavano, armati fino ai denti in barba all'altrettanto radicale legge del disarmamento (e magari pure ubriachi!), in decine di regolamenti di conti e lotte per lo spazio vitale di smercio del crack. Le cronache hanno registrato 60 morti nei 5 giorni del grande "feriadao", un incremento al giá triste bollettino dell'anno passato. Qui la tolleranza zero, purtroppo, siamo molto lontani dal vederla. In questi casi, la legge si tappa gli occhi ed accetta supina, la societá civile non reagisce, le punizione sono ridicole, altro che Lei Seca.
Io non mi oppongo al controllo ed al regolamento, che deve esserci. Sono contro agli eccessi i quali producono solo problemi per persone, in linea di massima civili e tranquille, e che si trovano ad essere criminalizzate piú di un qualsiasi ladro e di un falsificatore di carte di credito.
Pensate come staremmo tutti meglio nel vedere, invece, la giustizia e le forze dell'ordine attive nella repressione totale di tutti i traffici di droga e di tutti i criminali a piede libero che fanno di questo Paese una terra in cui, tutti i giorni, ci si arrischia a vivere.

sabato 12 gennaio 2013

Diritto di difesa

Da qualche mese ricevo, via facebook, notizie relative ai gruppi armamentisti brasiliani che si propongono di riportare, legalmente, il diritto di porto d'armi per il cittadino che ottemperi ai suoi doveri civili e che disponga di determinati requisiti psicologici. Attualmente, una politica scellerata cominciata con il regime di Lula circa 10 anni fa, impedisce, per statuto, di ottenere il porto d'armi, a meno che in casi rarissimi. Impedisce, di fatto, l'auto-difesa in un Paese in cui la Polizia stessa é spesso sotto attacco violento della criminalitá. 
La citata politica, chiamata "Estatuto do desarmamento" parte dall'errata conclusione che consegnando le armi in circolazione automaticamente si arriva ad una diminuizione di episodi criminosi ed alla tanto sospirata "pace sociale". La legge impone la resa delle armi al cittadino onesto, che rischia fino a 2 anni di carcere per un possesso illecito, mentre il criminale, notoriamente cultore del diritto, se ne frega, circolando senza problemi con le migliori armi importate e/o contrabbandate. Al contrario di ció che pensavano i creatori della legge, sognanti pensatori di una certa sinistra, che continua a ritenere che il popolo debba essere guidato come uma mandria di buoi, senza possibilitá di opinione e di reazione, i dati in possesso del folto gruppo armamentista, oriundi da molti paesi nel mondo e facilmente confrontabili, permettono infatti di vedere che, ogni volta che il cittadino abbia abbandonato la sua possibilitá di difesa, il crimine é aumentato drasticamente. In Europa, l'Inghilterra, che da qualche tempo adotta una politica disarmamentista, é il paese piú violento d'Europa. Il Brasile, dopo anni di sciagurato disarmamento forzato é ormai il paese piú violento al mondo. E sí, ripetiamolo, signori cari, anime belle che ancora credono alle favole: sono piú di 40.000 morti ammazzati all'anno. 3600 solo nello Stato de Ceará. Una decina ogni fine settimana nella Grande Fortaleza. Ed in barba al disarmamento, la grande maggioranza muore a colpi di pistola. I dati sono disponibili presso i seguenti link www.defesa.org ; www.facebook.com/campdoarmamento ; www.twitter.com/campdoarmamento ; www.youtube.com/campdoarmamento.
Consiglio vivamente di dargli un'occhiata perché chiarisce ampiamente i vari miti da sempre bandiere degli onirici governanti brasiliani, troppo portati a correre a velocitá cosmiche (come i loro introiti), pensando che questo Paese possa imitare e seguire in pochi anni  lo sviluppo sociale europeo conquistandone i vantaggi. Meglio farebbero a pensare a quello che hanno a disposizione ed a come arginare il fenomeno che porta gente normale a morire agli angoli di ogni strada e nelle proprie residenze, in migliaia di rapine, tentate rapine, sequestri, sequestri lampo, chegadinhas e saidinhas e via dicendo con tutta una serie di nomi coniati per necessitá, laddove la lingua nenche ne prevedeva un uso.
Il brasiliano, in se, non é un violento ne un criminale nato. É un popolo tranquillo e pacifico in cui qualcosa peró ha smesso di funzionare e la legge, che dovrebbe precedere i tempi, ancora non  ha neanche valutato se esiste un problema. In un referendum, quasi il 70% ha votato per la modifica all'attuale Statuto: il Governo, che si dice democratico, non ha nemmeno battuto ciglio, continuando sulla propria catastrofica strada. 
E per caritá, fra due anni ci sono i mondiali, perció che le organizzazioni internazionali non disturbino i manovratori, sottolineando qulache migliaia di morti vittime di violenza criminale.
Le cose ancora possono essere cambiate ma occorre uscire da quest' inerzia pericolosa, che porta a pensare che nulla possa essere fatto o peggio, che il crescente miglioramento economico possa, da solo, sistemare tutto. Occorrono governanti pragmatici, realisti e che vivano il mondo dei milioni di de Santos e da Silva, che sentano nelle ossa il dolore per la perdita di uomini e donne, caduti in una guerra a cui non concedono neanche le armi per combatterla.
Io non sono a favore degli armamentisti cosí, per un desiderio di vendetta o per rifiuto ad altri sistemi: semplicemente proverei, come proverei a mettere in galera i sedicenni oppure a reintrodurre l'ergastolo. Proverei anche questo sistema per vedere se non abbia effetti benefici, gli stessi effetti benefici che doveva avere il disarmamento e che invece ci lascia, quotidianamente, tragiche vicende e statistiche drammatiche in continuo peggioramento.