Aperte le danze elettorali, precipitato misteriosamente l'aereo di uno dei migliori pretendenti (a proposito: tutto apparentemente segretato, emerge solo, tra lo stupore generale, che la scatola nera riporta conversazioni di un'altro volo e che l'areo, che un video ritrae mentre cade come una pietra, ha semplicemente "perso portanza" durante il tentativo di decollo!!), ci si ritrova comunque ad auspicare un cambiamento generale.
Personalmente ritengo che il Brasile abbia perso una grande occasione in questi ultimi dodici anni. Il gigante, da sempre assopito, si é svegliato, stiracchiato, ma poi, sotto il pesante influsso ideologico e la palese incompetenza dei suoi domatori, si é steso ed é tornato a dormire. L'ultimo sussulto fu la coppa , ma pure lí la bastonata presa con la Germania é servita, se non altro, per ribadire la necessitá di un riposo o meglio, di una degenza.
Il gigante ora dorme. Tutti noi abbiamo perso il momento giusto, l'attimo perfetto per trasformare il Paese. Le riforme, quelle che lo avrebbero lanciato nella competizione internazionale con lo spirito di primeggiare, quelle che avrebbero dovuto semplificare, punire i colpevoli, migliorare, moralizzare ecc, sono state coscientemente promesse ma mai eseguite dal partito rosso-stellato al comando. Chiaro che a loro non gliene poteva importare di meno: il loro ricco bottino é stato ampiamente garantito e, per non scontentare l'ala piú ideologizzata, quella che ancora crede al mito bolivarian-cheguevarista, si é scelto, di mantenere ancorato il Paese al blocco dei falliti dell'america del Sud, Argentina e Venezuela, mentre il flirt con Cuba e Bolivia si mantiene appassionante (con profusione di denari pubblici per costruire porti nell'isola caraibica). Ora la sfida si sposta in televisione, dove, come al solito, é tornato a seccarci l'orario elettorale gratuito obbligatorio. Dovete sapere che qui é obbligatorio votare ed é obbligatorio che le televisioni, in perfetto sincronismo d'orario, concedano ore a centinaia di partiti, movimenti, liste e candidati, tutti a dire le loro ricette magiche e tutti convinti di cambiare in meglio. Qualcuno, come il deputato Mauro Filho del Ceará, addirittura si sbilancia affrettandosi a chiedere al parlamento locale, di approvare una modifica costituzionale che permetta alle migliaia di "chiese" evangeliche e affini, oltre a non meglio identificati "luoghi di culto", di poter essere costruite e gestite senza nessun obbligo di legge per quanto riguarda i permessi, estendendo questa deregulations anche all'obbligo di rispettare il volume durante le strampalate funzioni che sempre piú si assomigliano a sagre paesane con bande e gruppi stonati ma rigorosamente dotati di martellanti e completissime batterie. Pensa che invenzione il deputato: con tutto quello che poteva fare per pensare a risolvere i problemi (troppi) che attanagliano la gente normale, quella che, al contrario di qualcuno, lavora anche 12 ore al giorno, s'infila negli autobus stracolmi che si incastrano irrimediabilmente in un fiume stagnante di veicoli, simbolo glorioso della potenza del gigante e dei suoi addestratori, s'impegna in una crociata contra una supposta prevaricazione degli organi di controllo ai danni di questi "poveri" centri di culto che fanno solo bene alla gente. Cosa si fa per un pugno di voti in piú!