venerdì 2 luglio 2010

Arrivederci al 2014


La nazionale brasiliana di calcio é appena stata eliminata dalla coppa del mondo di calcio. Una seleção di grande fisicitá e grande pressing ma con poca fantasia e pochi fenomeni ha perso, anche per una grave mancanza di sangue freddo, contro una piú solida nazionale olandese. Cominciano le riflessioni, le accuse, le attribuzioni di colpe. In questo siamo uguali, italiani e brasiliani, tutti commissari tecnici...tutti con la nostra pronta spiegazione quando si torna a casa prematuramente. Ma le somiglianze finiscono qui.
Per il brasiliano la coppa del mondo é una vetrina internazionale in cui non vince solo una squadra: vince un Paese, uno stile di vita, una tradizione.
Alcuni mesi prima, negozianti fanno affari d'oro vendendo ogni genere di merchandising giallo-verde; strade e quartieri interi si dipingono e si adornano con i colori della bandiera, come se a giocare su quel campo, ci fosse un popolo intero.
Forse é perché da sempre mancano le opportunitá perché il Brasile venga a mostrarsi al mondo, positivamente, su altri fronti ma sta di fatto che l'orgoglio e l'esaltazione nazional patriottica si scatenano come mai.
Si comincia la prima partita del campionato giá pensando alla finale: e sí, alla finale, il Brasile é destinato alla finale... mica é come le altre squadre che, forse e se tutto gira per il verso giusto, magari spinte da un po' di fortuna, lí ci approdano.
No, la seleção é giá in finale prima di cominciare. Ottimismo non manca da queste parti e sicurezza nelle proprie possibilitá calcistiche men che meno.
Rotta verso il penta dicevano prima dell'ultimo mondiale conquistato; rotta verso l'exa (il sesto titolo) dicevano giá da qualche mese prima dell'inizio dell'avventura sudafricana.
Ma ci pensate noi in Italia dire una cosa del genere? In rotta verso il quinto titolo! Chi non ci prenderebbe per malato mentale? Da noi si parte piano, fra le polemiche e le critiche, si suda e si bestemmia, si passa a stento, la gente non ci crede e non si scalda molto; poi magari si superano i primi turni, si azzecca la partita, si comincia flebilmente a sperare in un buon piazzamento; magari, si va in semifinale o finale, allora il tifo si scatena: finita la partita, caroselli di auto e dopo poche ore tutti a nanna che domani si lavora.
Qui é differente. Siccome la seleção parte giá in finale, manco fosse la Coppa America di Vela, le prime misere vittorie contro nazionali scadenti tipo la Corea del Nord, scatenano gli entusiasmi comunque perché é come se si stesse preannunciando, si stesse svelando quella finale di diritto acquisito.
Prima e dopo la partita ci sono bande musicali che passano, scuole di samba che sfilano, tutto, ma dico tutto si ferma, persino gli autobus e gli ospedali...la festa prosegue a base di birra per ore ed ore; non mancano palchi in cui si esibiscono acclamati artisti locali: la gente accorre a migliaia.
Dicevo bene, ogni partita del mondiale é una finale per la squadra che ha il dovere di vincere. Poi la festa finisce improvvisamente....
Diceva un noto presentatore di una popolare trasmissione di cronaca cittadina, impegnata soprattutto nel mostrare i crimini che giornalmente avvengono in cittá e regioni limitrofe, commentando l'ennesima rapina sfociata in omicidio: "Dovremmo fermare il Paese non solo per una partita di calcio, che é solo una partita di calcio, ma per ogni cittadino che muore vittima della dilagante criminalitá e dei disservizi a cui i politici non oppongono neanche una parola"
Bravo. Parole sante. Quel giorno, se ci sará, il Brasile avrá vinto il mondiale piú importante...ed io tiferó per lui.
Arrivederci al 2014: la lotta per l'exa continua e stavolta proprio in casa. Di sicuro, fino ad allora, ne vedremo di tutti i colori!

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